La
religiosità che si concretizza nell’amore a Dio e al prossimo
attesta la sua qualità, perché unisce la Parola di Dio e la fede
alla loro pratica. Non basta essere ascoltatori della Parola di Dio,
occorre anche compiere quanto essa ci chiede.
Nel
Vangelo,
Gesù prende spunto da una scenetta, vista durante un pranzo, per
offrire un insegnamento prezioso ai suoi discepoli: essi devono
scegliere l’ultimo posto, mettersi con i poveri e gli umili, stare
dalla loro parte. Non è un manuale di buona educazione quello che
Gesù propone, non è una semplice lezione di galateo per educarci
alla modestia. È la partecipazione al suo stesso stile di vita, al
suo mistero pasquale: Lui è venuto per servire, si è umiliato fino
alla morte di croce, ha annunciato ai poveri la salvezza.
Le
parole del Siracide (I
Lettura)
preparano il nostro cuore a comprendere gli ammonimenti di Gesù: Dio
è glorificato solo dagli umili, cioè da coloro che non cedono alla
superbia di sentirsi arrivati, ma implorano costantemente la salvezza
di Dio, si nascondono all’ombra delle sue ali. I cristiani non sono
una casta di privilegiati o di arrivisti che ambiscono al potere e al
successo: alla scuola del loro Signore essi sanno aprire il loro
cuore e condividere i loro beni.
Siamo
chiamati a scegliere l’ultimo posto per stare dalla parte di
Cristo. Questa è la vera gloria del discepolo: non l’onore del
mondo, ma la ricompensa dell’amore del Padre.
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