Anche
in questa domenica, la liturgia della Parola ci educa a vivere
con autenticità il
nostro essere discepoli di
Cristo. Lo fa in particolare attraverso il Vangelo, che continua la
narrazione del viaggio di Gesù verso Gerusalemme,
luogo in cui egli dirà il suo «sì» pieno e definitivo al Padre
per la nostra salvezza. Lungo il cammino, è il Maestro stesso a
insegnare le condizioni per poter camminare con lui e dietro a lui
«verso Gerusalemme », per mettersi alla sua sequela.
Certo,
di primo acchito, le parole di Gesù possono lasciarci intimoriti
e sconcertati:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra... sono venuto a provocare
divisione». In realtà, sono due espressioni che vanno interpretate
insieme, per non rischiare di considerarle in contrasto con altre
affermazioni evangeliche. Gesù è venuto a “separare con il fuoco”
il bene dal male, il puro dall’impuro, il giusto dall’ingiusto.
In questo senso egli è venuto “a dividere”, a mettere un fecondo
scompiglio nella vita dei suoi discepoli e a spezzare le facili
illusioni di un cammino senza esigenze. Quante volte, del resto, ci
illudiamo di poter coniugare insieme vita sacramentale e compromessi
di ogni genere, pratiche pie e atteggiamenti contro il prossimo!
A
tutto questo, oggi come ieri, Gesù dice un «no» deciso, invitando
tutti a non rimandare in eterno il momento della conversione, a saper
riconoscere il tempo opportuno per rispondere a Dio, a smettere di
vivere in maniera ipocrita, a essere disposti a pagare il prezzo di
scelte concrete coerenti con il Vangelo. È questa l’esperienza di
Geremia (prima lettura). Profeta pacifico, nemico di ogni guerra,
egli viene mandato dal Signore ad annunciare la sua Parola. La
reazione dei suoi ascoltatori è fatta di scherno e di calunnia; la
sua parola viene interpretata come causa di scoraggiamento e, quindi,
contraria agli interessi della città santa. Il profeta, insomma, è
visto come nemico della pace e del bene del popolo. Eppure Geremia è
un profeta innamorato del suo popolo: ed è proprio questa passione a
impedirgli di tacere. Ma la risposta che riceve in cambio è
l’umiliazione e la violenza, di fronte alle quali però il profeta
non arretra.
ALLA
SEQUELA DI CRISTO.
Impariamo, dunque, da questi racconti un insegnamento essenziale:
chiunque, spinto dalla Parola, sceglie di mettersi seriamente alla
sequela di Cristo, deve mettere in conto la separazione da tutto ciò
che è contrario alla
Parola e che appesantisce il
nostro “camminare con Gesù” verso Gerusalemme. Ricordando che la
Gerusalemme verso cui, con Gesù, siamo incamminati non è un luogo
fisico, ma tutto ciò che contribuisce a far diventare questo nostro
mondo sempre più simile a come Dio stesso lo sogna, un mondo
dove l’amore regna
e ogni uomo riconosca nell’altro un fratello con
cui vivere in comunione.
Da
Famiglia Cristiana – Mons. Nunzio Galantino
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