Per
continuare a mantenere desta l'attenzione della nostra comunità sul
Convegno Ecclesiale nazionale, nelle prossime settimane pubblicheremo
ulteriori notizie ed approfondimenti sui temi che sono stati
argomento dell'evento.
Da
oggi diamo spazio alla testimonianza di chi, negli anni passati, ha
partecipato, quale delegato della nostra Diocesi, ai Convegni di
Loreto (1985), Palermo (1995), Verona (2006).
Cominciamo
dal ricordo di Carolina Cappello, che fu delegata diocesana al
Convegno di Verona.
“
Sono passati dieci anni da quando, una sera, sentendo squillare il
mio cellulare e rispondendo, pensavo fosse un amico che preso da
forte senso di umorismo si spacciava per il Vicario Generale, Mons.
Gino Ruperto. Dopo un attimo di esitazione e sentendo che una voce
convinta mi invitava a partecipare al Convegno di Verona che da lì
ad un anno ci sarebbe stato, mi resi conto che non era uno scherzo,
ma qualcosa di inaspettato che mi era caduta dal cielo.
Io,
a Verona, al Convegno ecclesiale nazionale, con altri 3
rappresentanti laici della Diocesi, col Vescovo, col Papa; dissi un
sì non molto convinto e corsi in Parrocchia a chiedere consiglio.
Realizzai che, giovane e inesperta delle “cose di Chiesa”,
sebbene animata da tanto entusiasmo, non ero la più adatta a
testimoniare il mio far parte della Chiesa alla Nazione, tuttavia non
mi sottrassi e iniziai a prepararmi con la mente e col cuore a questo
evento che avrebbe segnato una fondamentale tappa della mia vita di
fede.
Gli
incontri a Bari e in Diocesi, la lettura di tutti i documenti
preparatori al Convegno ed infine il viaggio, nell'ottobre 2006,
per la prima volta in aereo, senza la mia famiglia, verso una città
a me sconosciuta, con dei compagni di viaggio meravigliosi.
Ricordo
con tanta emozione l’accoglienza riservataci in quei giorni dalla
gente: quanti applausi, quanti saluti, mentre i pullman ci
accompagnavano nei luoghi di destinazione degli incontri.
A
me fu destinata l’area della testimonianza; noi convegnisti, nei
lavori di gruppo, avevamo il compito di individuare le problematiche
che la Chiesa aveva nel trovare testimoni credibili della buona vita
annunciata dal Vangelo, tenuto conto dell’impatto negativo che
avevano i mass media nella vita quotidiana, e le conseguenti
risoluzioni a tali problematiche.
Durante
i lavori, le domande emergevano molto spinosamente più delle
risposte: cosa fare contro le immagini distorte di vita che la
televisione, i giornali e il modo di vivere d’oggi offrono? La
consapevolezza che la chiesa stava attraversando un forte periodo di
crisi era sempre più incalzante e la risposta più propositiva che
si trovava era una sola: riscoprire il valore della preghiera quale
unico tramite per ricondurre tutti all'Unico.
La
risposta più vera in realtà, che poi è quella che più mi ha
emozionata, è quella data a tutti i convenuti da Sua Santità,
Benedetto XVI, allora Vicario di Dio sulla terra, il quale, nella
giornata conclusiva dei lavori, candidamente e semplicemente,
annunciava che “Dio ama unicamente ed esclusivamente ognuno di
noi”.
Quante
volte avevo sentito dire questo, ma quel giorno tutto ciò si è
impresso definitivamente nel mio cuore dandomi tutte le risposte ai
quesiti che in quei giorni erano venuti fuori. Ancora oggi, quella
affermazione grida nel mio io più intimo la consapevolezza di non
essere sola, ma di avere accanto il vero Amore che di continuo ti
sussurra il suo “ti amo”, scopre il velo del dolore che offusca
la vita e ti rende capace di raccontare la gioia di essere creatura
cullata tra le braccia del Creatore. “
Carolina
Cappello
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