Completiamo la pubblicazione delle testimonianze di chi, negli anni passati, ha partecipato, quale delegato della nostra Diocesi, ai Convegni ecclesiali. Riportiamo la testimonianza di Roberto Piro che fu delegato diocesano al Convegno di Loreto, nel 1985, e che ha partecipato al Convegno di Firenze.
Ebbi la
gioia di andare a Loreto quale delegato della Diocesi di Gallipoli al Convegno
ecclesiale che si tenne nella città mariana nel mese di aprile del 1985. Fui
scelto dal Vescovo di allora, Mons. Aldo Garzia, senza alcun merito,
probabilmente per la militanza nell'Azione cattolica della mia parrocchia e la
responsabilità che avevo a livello diocesano.
Avevo
vissuto altre esperienze di Convegni ed Assemblee nazionali di AC. Ma quella
fu, ed è rimasta, la più bella esperienza di Chiesa, pareggiata dalla recente
partecipazione al Convegno di Firenze.
Raggiungemmo
Loreto, viaggiando nella stessa auto, io, don Gigi De Rosa e lo stesso Vescovo
Garzia. E poi, lì, a tu per tu, con Vescovi, Cardinali e migliaia di fratelli e
sorelle uniti nell'unica fede.
Esperienza
vera di comunione ecclesiale. Sin dalle prime ore del mattino, in tutti i
giorni del Convegno, ci si incontrava nella chiesetta prossima all'albergo in
cui alloggiavamo, davanti all'Altare, a recitare le lodi del mattino, ascoltare
la Parola, celebrare l'Eucaristia.
Fu un
periodo intenso quello che ebbi a vivere in quel periodo. Lo erano state le
settimane preparatorie e lo furono quelle successive, con tantissimi incontri a
livello diocesano e parrocchiale. Intensissime, quelle vissute a Loreto, dove,
secondo lo schema classico dei Convegni ecclesiali, si passava dalle relazioni
in aula, ai lavori nei gruppi, per poi ritornare in aula per le conclusioni. Ma
l'emozione maggiore fu, ed è rimasta tale anche ora nei ricordi, la visita e
l'intervento di Giovanni Paolo II.
Un Papa
nel pieno vigore, seppure “reduce” dall'attentato del 1981, diede un forte
messaggio ad una chiesa italiana che si interrogava sul ruolo da assumere in una
società in continuo cambiamento e sempre più secolarizzata.
Il tema
del Convegno era “Riconciliazione Cristiana e comunità degli uomini” e, sia
negli interventi in aula e nei gruppi di lavoro, ma soprattutto dalle parole di
papa Wojtyla, venne una forte spinta a rinnovare la Chiesa, a renderla più
capace di ascoltare le mutate esigenze della società italiana, senza
assecondarle, ma sapendo utilizzare un sano discernimento, capace di indicare
le vie della promozione umana attraverso l'impegno nel sociale. Musica per le orecchie
di chi, come me, aveva già affrontato l'esperienza politica.
Ricordi
belli quelli legati ai protagonisti principali di quel Convegno che più
catturarono la mia curiosità e la mia attenzione: il Cardinale Ballestrero,
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale di Palermo
Pappalardo, il teologo Bruno Forte, attuale Vescovo di Chieti.
Un bel
ricordo, il più intimo, quello della scoperta della Casa Santa. Un luogo
straordinario, in cui mi capitò, senza esserne preparato, di leggere “HIC
VERBUM CARO FACTUM EST”, e di
ritrovarmi il cuore carico di emozioni.
Un'emozione
che, da allora, mi ha fatto tornare più volte e non mi consente di transitare
dall'Autostrada A14 senza imboccare, sia pure per una breve visita, l'uscita
per Loreto.
****
La
recente partecipazione, ad altro titolo, al Convegno di Firenze ha fatto
riemergere in me tutti questi ricordi. Ma mi ha fatto, ancora una volta, assaporare
il gusto dell’essere Chiesa, in una società che in questi trent’anni ha avuto
grandi mutamenti e che, ancora di più, ha bisogno di ritrovare in Gesù Cristo il
nuovo umanesimo.
Il forte
messaggio di Papa Francesco che richiama valori come l’umiltà ed il disinteresse, risuona ancora nella mia mente, assieme al
forte monito rivolto a tutta la Chiesa ad essere sempre più vicina agli “abbandonati,
ai dimenticati, agli imperfetti”.
Il ricordo dei luoghi e delle situazioni questa
volta non è legato ai soli tesori di arte di cui è piena Firenze ed alle sue
stupende Basiliche, ma ad una ragazza sui vent’anni che, accanto a me, in uno
stadio gremito fino all’inverosimile, al passaggio di Francesco, a stento
riesce a scattare qualche foto con il suo telefonino perché presa dall’emozione
e da un pianto incontenibile.
Roberto Piro
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