Già l’antifona con cui si apre la liturgia della S. Messa della solennità di Cristo Re, ripresa dal libro dell’Apocalisse (5,12), ci introduce all'esatta comprensione della festa odierna: “L’Agnello immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza e sapienza e forza e onore”.
È il canto di “miriadi di miriadi” e di “migliaia di migliaia” di angeli (v.11) che, a nome di tutta la creazione, intendono celebrare Cristo quale autore della salvezza universale e nelle cui mani sono i destini del mondo. La sua sovranità, però, nasce solo dalla morte di croce, in fin dei conti dalla sua debolezza: è l’immagine dell’Agnello che esprime tutto questo, e anche il fatto che egli appaia come “immolato”.
Perciò non si tratta per niente di una festa “trionfalistica”, come il nome potrebbe anche far pensare e qualcuno di fatto sostiene, ma piuttosto di una confessione di fede nella universale potenza “salvante” di Cristo, che attinge tutta la sua forza della croce, che è segno più di sconfitta che di vittoria.
Però la sconfitta si è di fatto cambiata in vittoria, proprio perché l’amore non perde mai: e Cristo sulla croce ha manifestato il suo più grande amore verso gli uomini , dando loro testimonianza di come la vita ha un senso solo se donata per gli altri, infrangendo il cerchio delle chiusure, degli egoismi, delle contese che, di fatto, tendono sempre a colpire i più deboli. Egli è diventato re proprio in quanto vittima del “potere” ingiusto: perciò la sua “regalità” non può assumere la figura di “contropotere”! Essa è sinonimo di amore, di donazione, di servizio, di umiltà, di pacificazione, di ribellione ad ogni ingiustizia e prepotenza, di cui lui è stato la vittima più illustre.
È quanto cantiamo nel bellissimo prefazio, nel quale ringraziamo il Padre, perché “ha consacrato sacerdote eterno e re dell’universo” il suo unico Figlio, affinchè “sacrificando se stesso immacolata vittima di pace sull'altare della croce, operasse il mistero dell’umana redenzione e, assoggettate al suo potere tutte le creature, offrisse alla sua maestà infinita il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace”.
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