Siamo
turbati e rattristati per la morte di Emmanuel Chidi Namdi avvenuta a
Fermo nelle Marche per mano di un balordo razzista. Martedì scorso,
dopo aver insultato sua moglie Chiniary chiamandola «scimmia», un
noto pregiudicato italiano, capo ultrà della locale squadra di
calcio, ha aggredito e massacrato di botte Emmanuel, sino a causarne
la morte. Nel confidare in una ferma, severa e rapida risposta della
giustizia, vogliamo anche sottolineare quanto questo ignobile atto
dica tra le righe della tragedia avvenuta.
Il razzismo e la discriminazione razziale non si possono combattere soltanto con le leggi. Affrontare il razzismo esige dagli individui un cambiamento interiore, che a sua volta implica la creazione di una nuova consapevolezza e una maggiore educazione a livello morale e spirituale per plasmare in modo pieno la coscienza individuale e rifiutare così, in modo appropriato, il credo errato nella superiorità razziale e il conseguente odio per intere popolazioni.
È responsabilità di tutti e di ciascuno promuovere questa crescita morale e spirituale, cosicché ogni essere umano venga riconosciuto come dotato di un’innata dignità umana che va protetta e rispettata, principio fondante di tutti i diritti umani universali.
È successo a Fermo. Succede tutti i giorni in ogni angolo del Pianeta. Il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia così come l’odio religioso continuano a distruggere la famiglia umana: vicini divengono nemici e comunità divengono luoghi di violenza e distruzione etnica e religiosa. Nessun Paese e nessuna cultura sono immuni da questo fenomeno. Quindi, ogni Governo nazionale, a iniziare dal nostro, ha l’obbligo di vigilare sulla tutela dei suoi cittadini e di quanti accoglie in nome della solidarietà e del diritto nazionale e internazionale. Parimenti, le forze sane della società civile hanno il dovere di cooperare per onorare la dignità della persona umana indipendentemente dalla razza, dal sesso, dall’origine nazionale, dalla religione o dalle circostanze sociali.
Il razzismo e la discriminazione razziale non si possono combattere soltanto con le leggi. Affrontare il razzismo esige dagli individui un cambiamento interiore, che a sua volta implica la creazione di una nuova consapevolezza e una maggiore educazione a livello morale e spirituale per plasmare in modo pieno la coscienza individuale e rifiutare così, in modo appropriato, il credo errato nella superiorità razziale e il conseguente odio per intere popolazioni.
È responsabilità di tutti e di ciascuno promuovere questa crescita morale e spirituale, cosicché ogni essere umano venga riconosciuto come dotato di un’innata dignità umana che va protetta e rispettata, principio fondante di tutti i diritti umani universali.
È successo a Fermo. Succede tutti i giorni in ogni angolo del Pianeta. Il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia così come l’odio religioso continuano a distruggere la famiglia umana: vicini divengono nemici e comunità divengono luoghi di violenza e distruzione etnica e religiosa. Nessun Paese e nessuna cultura sono immuni da questo fenomeno. Quindi, ogni Governo nazionale, a iniziare dal nostro, ha l’obbligo di vigilare sulla tutela dei suoi cittadini e di quanti accoglie in nome della solidarietà e del diritto nazionale e internazionale. Parimenti, le forze sane della società civile hanno il dovere di cooperare per onorare la dignità della persona umana indipendentemente dalla razza, dal sesso, dall’origine nazionale, dalla religione o dalle circostanze sociali.
Antonio
Martino – Presidenza
Nazionale AC
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