L’odierna liturgia domenicale ci invita ad approfondire il significato della festa del Natale. Siamo perciò invitati a contemplare il Verbo, che è Cristo Figlio di Dio. Egli è la Parola fatta carne, la rilevazione definitiva del Padre, la promessa fatta da Dio nell’Antico Testamento, la Sapienza stessa di Dio e l’impronta della Sua sostanza. All’Emmanuele, il Dio con noi, eleviamo il nostro canto tratto dagli “Inni alla Chiesa” di una poetessa e scrittrice tedesca che ebbe a dire: “nella mia vita ho visto solo due volte un volto umano che travolse: Suor Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, e Pio X, entrambi divenuti poi Santi.
Cantatelo nell'attesa dell'alba,
cantatelo piano,
nel fosco orecchio del mondo!
Cantatelo in ginocchio;
cantatelo come raccolti in un velo,
come cantano donne incinte:
il Potente s'è fatto docile,
l'Infinito piccolo,
il Forte sereno,
l'Altissimo umile (...).
Fanciullo che vieni dall'eternità,
voglio levare un canto a tua Madre!
E il mio canto deve esser bello come la neve illuminata dal mattino!
Rallegrati, vergine Maria,
figlia della mia terra,
sorella dell'anima mia,
rallegrati,
gioia della mia gioia!
Sono come un vagabondo nella notte,
ma tu sei un tetto sotto il firmamento!
Sono una coppa assetata,
ma tu sei il mare aperto del Signore!
Rallegrati, vergine Maria!
Beati coloro che ti proclamano beata!
Mai più un cuore umano tremerà!
Sono un solo amore,
voglio ripetere a tutti:
una di voi è stata eletta dal Signore!
Beati coloro che ti proclamano beata!
(GERTRUD VON LE FORT, Inni alla Chiesa)
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