Giotto - L'adorazione dei Magi (Cappella degli Scrovegni - Padova) |
In questa solennità dell’Epifania, giungono alla grotta di Betlemme gli ultimo pellegrini: i Magi.
Arrivano da lontano e ben rappresentano l’umanità di oggi che in molti modi conosce e soffre la realtà della lontananza in cerca di un luogo accogliente dove trovare pace, casa e lavoro.
Alla grotta di Betlemme essi giungono dopo i pastori e anche loro, pur essendo ricchi, sapienti e altolocati, s’inginocchiano per adorare e per offrire l’oro, l’incenso e la mirra, riconoscendo, con questo doni, la regalità da divinità e l’umanità del piccolo Gesù.
Anche noi, insieme ai pastori ed ai Magi, intraprendiamo il cammino della vita quotidiana fatto di fede, di testimonianza e di gioia piena perché abbiamo trovato il vero tesoro e che vive sempre in mezzo a noi nella persona dei piccoli e dei poveri della terra.
In questa solennità vogliamo meditare su un tratto preso dalle Omelie 6 di San Basilio Magno.
Questo grande Vescovo del IV secolo a cui guarda con ammirazione sia la Chiesa d’Oriente sia quella d’Occidente non solo per le sue doti speculative o per l’eccellenza della sua dottrina, ma principalmente per la santità di vita, tanto da essere denominato dalla liturgia bizantina “Luminare della Chiesa”.
La stella si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al solo vedere la stella, i Magi provarono un'immensa gioia. Accogliamo anche noi nel nostro cuo¬re quella grande gioia. La stessa gioia annunziano gli angeli ai pastori. Adoriamolo insieme ai Magi, diamogli gloria coi pastori, esultiamo con gli angeli, «perché ci è nato un Salvatore che è il Cristo Signore» (Le 2,11).
«Dio, il Signore è nostra luce» (Sai 117,27): non nella forma di Dio, per non atterrire la nostra debolezza, ma nella forma di servo, per portare la libertà a chi giaceva nella schiavitù. E festa per tutto il creato: il cielo è dato alla terra, le stelle si affacciano dal cielo, i Magi lascia¬no il loro paese, la terra è tutta raccolta in una grotta. Non ci sia nessuno che, non porti qualcosa, nessuno che non sia grato.
Celebriamo la salvezza del mondo, il natale del ge¬nere umano. Unisciti a coloro che dai cieli accolsero festanti il Signore. E sia concesso anche a noi trovarci con loro a contemplare con sguardo puro, come rifles¬sa in uno specchio, la gloria del Signore, per essere trasformati anche noi di gloria in gloria, per grazia e bontà del nostro Signore Gesù Cristo. A lui la gloria e la sovranità nei secoli dei secoli. Amen
Arrivano da lontano e ben rappresentano l’umanità di oggi che in molti modi conosce e soffre la realtà della lontananza in cerca di un luogo accogliente dove trovare pace, casa e lavoro.
Alla grotta di Betlemme essi giungono dopo i pastori e anche loro, pur essendo ricchi, sapienti e altolocati, s’inginocchiano per adorare e per offrire l’oro, l’incenso e la mirra, riconoscendo, con questo doni, la regalità da divinità e l’umanità del piccolo Gesù.
Anche noi, insieme ai pastori ed ai Magi, intraprendiamo il cammino della vita quotidiana fatto di fede, di testimonianza e di gioia piena perché abbiamo trovato il vero tesoro e che vive sempre in mezzo a noi nella persona dei piccoli e dei poveri della terra.
In questa solennità vogliamo meditare su un tratto preso dalle Omelie 6 di San Basilio Magno.
Questo grande Vescovo del IV secolo a cui guarda con ammirazione sia la Chiesa d’Oriente sia quella d’Occidente non solo per le sue doti speculative o per l’eccellenza della sua dottrina, ma principalmente per la santità di vita, tanto da essere denominato dalla liturgia bizantina “Luminare della Chiesa”.
La stella si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al solo vedere la stella, i Magi provarono un'immensa gioia. Accogliamo anche noi nel nostro cuo¬re quella grande gioia. La stessa gioia annunziano gli angeli ai pastori. Adoriamolo insieme ai Magi, diamogli gloria coi pastori, esultiamo con gli angeli, «perché ci è nato un Salvatore che è il Cristo Signore» (Le 2,11).
«Dio, il Signore è nostra luce» (Sai 117,27): non nella forma di Dio, per non atterrire la nostra debolezza, ma nella forma di servo, per portare la libertà a chi giaceva nella schiavitù. E festa per tutto il creato: il cielo è dato alla terra, le stelle si affacciano dal cielo, i Magi lascia¬no il loro paese, la terra è tutta raccolta in una grotta. Non ci sia nessuno che, non porti qualcosa, nessuno che non sia grato.
Celebriamo la salvezza del mondo, il natale del ge¬nere umano. Unisciti a coloro che dai cieli accolsero festanti il Signore. E sia concesso anche a noi trovarci con loro a contemplare con sguardo puro, come rifles¬sa in uno specchio, la gloria del Signore, per essere trasformati anche noi di gloria in gloria, per grazia e bontà del nostro Signore Gesù Cristo. A lui la gloria e la sovranità nei secoli dei secoli. Amen
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