Busto argenteo di San Sebastiano (1770) |
Oggi, 20 gennaio, la Città di Gallipoli celebra il suo Santo Patrono Sebastiano.
Vogliamo ricordare alcuni episodi della sua vita.
Tra gli atti del suo apostolato, il più popolare, è quello legato al martirio dei due fratelli Marco e Marcellino, appartenenti a nobilissima famiglia romana e condannati a morte come nemici dello stato perché cristiani. I genitori dei due giovani, nella speranza di esortare i figli a rinnegare la fede in Cristo e cosi essere liberati, avevano chiesto e ottenuto il ritardo di un mese dell'esecuzione della condanna. Ad essi si erano uniti parenti ed amici per supplicarli a venerare, anche se apparentemente, un dio pagano per ottenere la grazia. I due fratelli stavano già per cedere quando intervenne Sebastiano ricordando loro la promessa di Cristo: la beatitudine eterna. Marco e Marcellino, affascinati dal glorioso destino riservato ai seguaci di Cristo, non lo rinnegarono. Nella "Leggenda Aurea" sono riportate le espressioni usate dal Santo: "O fortissimi cavalieri di Cristo, non vogliate per le cattive adulazioni perdere la corona indistruttibile" Mentre Sebastiano parlava, tutti i presenti lo videro circonfuso di luce, ed i parenti, gli amici e lo stesso custode del carcere con altri prigionieri si convertirono al cristianesimo. Tra loro c'era anche Zoe, moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, che da sei anni aveva perduto la parola. Anche lei vede lo splendore del corpo del Santo e sentì anche delle parole sussurrate da un coro angelico: "Tu sarai sempre con me": "Tu semper mecum eris". Cade in ginocchio davanti al tribuno. Sebastiano, dopo aver implorato la grazia divina, fece il segno della croce sulle labbra della donna che riacquistò la parola e con il marito chiese il battesimo. Si convertirono anche Cromazio, governatore di Roma e suo figlio Tiburzio. Croinazio, per dare una prova tangibile della piena adesione alla religione cristiana, acconsentì a distruggere le statue, gli idoli pagani che tino ad allora aveva gelosamente custoditi nel suo palazzo e tutti gli oggetti che usava per trarre gli oroscopi. Diede la libertà ai suoi numerosi schiavi, rinunziò alla carica di governatore. Poi per consiglio del papa Caio si ritirò con tutti quelli che avevano ricevuto il battesimo in una sua villa in Campania. Marco e Marcellino col padre Tratiquillino, Tiburzio, Nicostrato col fratello Castorio e la sposa Zoe rimasero a Roma. In seguito subirono tutti la prova del martirio, a cominciare da Zoe, sorpresa mentre pregava sulla tomba di San Pietro. Sebastiano, col privilegio della sua carica, aveva accesso anche al palazzo imperiale sul Palatino, ove accolto con altri cristianida Castulo, "cubiculario" (domestico) della famiglia imperiale, praticava gli esercizi religiosi della fede cristiana nella stessa dimora dell'imperatore. Castulo, per questa coraggiosa e generosa ospitalità, ebbe il titolo di "ospes sanctorum" ospite di santi. Castulo, mentre partecipava ad una riunione di cristiani in una cava sulla Via Labicana, fu sorpreso dai persecutori e martirizzato. Anche Marco e Marcellino subirono la stessa sorte col padre Tranquillino, fedeli fino all'estremo sacrificio accettato con letizia. Le loro reliquie furono trovate dal papa Gregorio XIII nella basilica dei Santi Cosma e Damiano al Foro Romano, presso il luogo del martirio. Tra i soldati della cavalleria, che formavano la guardia d'onore dell'imperatore, ci furono molti seguaci della fede cristiana, esemplari per coraggio e valore. L'episodio più noto è quello dei Santi Quattro Coronati che subirono il martirio, e Sebastiano col diacono Melchiade, divenutopapa nel 311, diede loro gloriosa sepoltura nel cimitero "ad duas lauros" sulla Via Labicana.7
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