Domenica
24 aprile in tutte le parrocchie si svolge una colletta in
solidarietà con l’Ucraina, come chiesto da Papa Francesco lo
scorso 3 aprile nel Regina Coeli. Le comunità cattoliche di
tutta Europa consegneranno alla Segreteria di Stato le offerte
raccolte durante tutte le Messe; tali proventi, insieme ad una
consistente somma di denaro messa a disposizione dallo stesso Santo
Padre, saranno destinati dal Pontificio Consiglio “Cor Unum” alle
emergenze umanitarie delle martoriate popolazioni ucraine.
Il
conflitto armato nell'Ucraina
orientale ha avuto inizio nella primavera del 2014 e, nonostante il
cessate-il-fuoco
del settembre 2015, ancora perdura, con vittime soprattutto causate
dall'enorme quantità
di mine non rimosse e dagli spari incessanti dell'artiglieria. I
morti accertati sono circa 9.000, cui si aggiungono dispersi e
prigionieri, spesso illegalmente detenuti. La situazione di
instabilità, l'incessante minaccia armata ed il conseguente dilagare
di bande annate incontrollate sottopongono la popolazione a gravi
disagi, non solo all'interno
dei territori direttamente colpiti, ma in tutto il Paese. Il quadro è
peggiorato dalla situazione economica generale, in preda ad una
pesante inflazione che riduce drasticamente il potere di acquisto:
oltre 500.000 persone hanno urgente necessità di cibo. Si contano
oltre un milione e mezzo di sfollati interni.
Nelle
zone più
direttamente interessate dalla guerra i maggiori bisogni sono nel
settore sanitario: più di 120 centri sanitari sono stati danneggiati
o distrutti. Sono particolarmente a rischio le donne incinte e
partorienti, mentre il pericolo della diffusione di AIDS e
tubercolosi è molto alto. Mancano anestetici e le operazioni vengono
spesse eseguite senza anestesia. Laddove alcuni farmaci sono
reperibili (molte farmacie sono state chiuse), il loro prezzo ha
raggiunto livelli proibitivi.
Nelle
regioni che maggiormente risentono del conflitto risiedono
attualmente, con gravissimi disagi, circa tre milioni di persone, la
cui maggioranza è
composta da anziani, che non sono stati in grado di lasciare la zona
dei combattimenti.
Per
quanto riguarda le abitazioni, da 12.000 a 15.000 case sono state
danneggiate, più
di 1.000 completamente distrutte. La situazione sarà particolarmente
drammatica nel periodo autunnale e invernale a causa delle rigide
temperature.
Un
gran numero di bambini non può
frequentare la scuola. 200.000 hanno trovato rifugio nelle regioni
dell'Ucraina al di fuori delle aree colpite: un bambino su quattro è
dunque uno sfollato. Molti sono colpiti da gravi forme di trauma
psicologico, a causa delle violenze di cui sono stati testimoni o che
hanno sperimentato: alcuni hanno persino
perso la capacità di leggere e scrivere.
Lo
stato di conflitto costituisce la principale difficoltà
nella ricerca di una soluzione alla crisi umanitaria. In particolare
vigono limitazioni all'importazione di beni commerciali, compresi i
medicinali, nonché ingenti difficoltà per l'arrivo di aiuti
internazionali nei territori più martoriati.
A
fronte di questi ingenti problemi, la società
reagisce con una straordinaria capacità di resistenza. La rete di
aiuto maggiormente funzionante sul territorio è quella costituita
dalle confessioni religiose. Tra queste anche i cattolici, che in
Ucraina sono circa il 10% della popolazione e rappresentano una
piccola minoranza nell'area più colpita, sono pienamente mobilitati
per l'assistenza ai bisognosi, pur non riuscendo a fronteggiare la
vastità dei bisogni più urgenti.
La
Santa Sede sta predisponendo al riguardo interventi specifici che
vadano a beneficio dell'intera popolazione, senza distinzione di
appartenenza religiosa o confessionale, allo scopo di venire incontro
all'emergenza umanitaria, specialmente nelle aree più critiche. Per
questo è in allestimento un meccanismo per la raccolta e la scelta
dei progetti da finanziare, mediante un'apposita Commissione in
loco, incaricata
di vagliarli; il Pontificio Consiglio "Cor
Unum" si
occuperà di approvare e valutare la gestione tecnica dei fondi, di
cui sarà data opportuna rendicontazione.
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