Ogni
anno la IV Domenica di Pasqua è dedicata alla figura del buon
pastore (Vangelo).
Parlare del pastore significa anche parlare delle sue pecore, che
sono caratterizzate da tre verbi: ascoltano la sua voce; si sanno
conosciute (nel linguaggio di Giovanni significa che si percepiscono
amate in verità); infine lo seguono. Tre verbi che caratterizzano la
nostra esperienza. Anche in quella liturgica che in questo momento
viviamo, radunati per la celebrazione eucaristica. Ascoltiamo la
parola del Signore; facciamo viva conoscenza del suo amore nel
sacramento eucaristico, che attualizza per noi l’amore con cui il
Signore ha offerto la sua vita; rinnoviamo la nostra sequela
sostenuti dal pane della vita.
Entriamo così nel numero di coloro che, secondo la stupenda pagina dell’Apocalisse (II Lettura), hanno come loro pastore l’Agnello, che «li guiderà alle fonti delle acque della vita». Si lasciano da lui guidare per divenire a loro volta segno e testimonianza per altri, perché – ricorda Paolo nella prima lettura – come il suo Signore, anche ogni credente è costituito «luce delle genti», per portare la salvezza «sino all’estremità della terra».
Entriamo così nel numero di coloro che, secondo la stupenda pagina dell’Apocalisse (II Lettura), hanno come loro pastore l’Agnello, che «li guiderà alle fonti delle acque della vita». Si lasciano da lui guidare per divenire a loro volta segno e testimonianza per altri, perché – ricorda Paolo nella prima lettura – come il suo Signore, anche ogni credente è costituito «luce delle genti», per portare la salvezza «sino all’estremità della terra».
Fr Luca Fallica, Comunità SS.ma Trinità a Dumenza
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