Leggiamo
oggi il capitolo 21 del vangelo secondo Giovanni (vv. 1-19), una
sorta di appendice all'intero vangelo. Nei giorni successivi alla
Pasqua, Pietro prende l'iniziativa di andare a pescare, azione
simbolica che allude alla missione: il discepolo amato, come gli
altri cinque che sono con Pietro sulla riva del lago di Tiberiade,
acconsentono alla sua decisione e lo accompagnano. La barca della
chiesa si spinge al largo e Pietro la conduce su acque profonde, come
un tempo aveva fatto su ordine di Gesù (cfr. Lc 5,4). «Ma quella
notte non presero nulla»: non basta che sia Pietro a guidare la
pesca, occorre che ci sia anche il Signore. «Senza di me non potete
fare nulla» (Gv 15,5) aveva detto Gesù, e ora in sua assenza la
pesca è vana.
Gesù
risorto è in realtà presente sulla riva del lago, ma i discepoli
non sanno riconoscerlo, poiché sono ancora avvolti dalle tenebre
dell'incredulità. Vista la loro pesca infruttuosa, egli indirizza
loro parole che li rinviano agli inizi della vocazione: «Gettate la
rete dalla parte destra della barca e troverete». Essi obbediscono
prontamente al suo comando, con risultato che «non possono più
tirare su la rete per la gran quantità di pesci». É allora che il
discepolo amato grida: «È il Signore!». Udita questa confessione
di fede sgorgata da un cuore che ama, Pietro si sente pervaso di
vergogna, e, cintosi ai fianchi il camiciotto per coprire la sua
nudità, si getta in acqua, mentre gli altri raggiungono la riva
sulla barca. «Scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce
sopra, e del pane». Sebbene li abbia preceduti, Gesù chiede ai
discepoli di condividere con lui il frutto della loro pesca: 153
grossi pesci, tanti quante erano le specie allora conosciute, a
indi care l'universalità della chiesa. Eppure la rete non si spezza,
come la tunica di Cristo non era stata lacerata dai soldati al
momento della crocifissione (cfr. Gv 19,23-24).
Al
termine del pasto in cui il Signore Gesù si è fatto nuovamente
servo dei suoi discepoli, egli si rivolge a Pietro chiamandolo con il
nome che questi aveva prima della vocazione, al quale era ritornato
dopo il suo rinnegamento. E lo fa ponendogli una precisa domanda:
«Simone di Giovanni, mi ami tu più di tutte queste cose?». Per tre
volte Pietro aveva negato di conoscere Gesù, e ora per tre volte il
Signore lo interroga, al punto che Pietro, addolorato per questa
insistenza, gli risponde: «Signore, tu sai tutto, tu sai che ti
voglio bene!». E il traboccare di un cuore ferito, simile al pianto
amaro ricordato dai vangeli sinottici nella notte del tradimento
(cfr. Le 22,62), ma qui unito a una confessione di amore. Il Risorto
allora lo riabilita, chiamandolo per tre volte a essere pastore delle
sue pecore: il rinnegamento è avvolto dalla misericordia, e Simone
torna a essere Pietro, la Roccia della chiesa.
Gesù
rivela poi a Pietro il futuro che lo attende, ricollegandosi ad
alcune parole pronunciate nel corso dell'ultima cena. Durante la
lavanda dei piedi gli aveva detto: «Tu ora non capisci, capirai più
tardi» (Gv 13,7), e anche: «Dove io vado, per ora tu non puoi
seguirmi; mi seguirai più tardi» (Gv 13,36). Finalmente è giunto
il momento di svelare l'ora e il modo di questa sequela: «Quando eri
più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai
vecchio, un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Sì,
Pietro glorificherà Dio accettando di essere condotto là dove non
avrebbe voluto: al martirio, quando verserà il sangue per attestare
la sua fedeltà a Cristo. E così risuona per lui ancora una volta la
chiamata originaria del Signore: «Seguimi!».
Quella
che sigilla il quarto vangelo è una pagina preziosa, perché rivela
che la chiesa nasce plurale, è per sua natura una comunione plurale:
al suo interno, infatti, l'unica volontà del Signore ha posto sia il
primato petrino sia il permanere del discepolo amato fino al giorno
della sua gloriosa venuta (cfr. Gv 21,22-23). Queste due figure
complementari ci ricordano che nella comunione dell'unica chiesa di
Dio occorre riconoscere la pluralità di tradizioni diverse, tutte
però orientate verso l'unico Signore: è questa la condizione perché
la missione sia fruttuosa! Non lo si dimentichi: già all'interno dei
vangeli l'unità della chiesa è plurale, così come diversi sono i
doni e le chiamate, ma unico è il Signore (cfr. 1Cor 12,4-6)!
Don
Piero De Santis
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