giovedì 31 dicembre 2015

GRADINI DI SANTITA': Solennità di Maria Santissima Madre di Dio



 
All'inizio del nuovo anno troviamo ad accoglierci, con un sorriso rassicurante, Colei che il Concilio di Efeso ha riconosciuto a pieno titolo “Madre di Dio”.

Come umile e insieme altissimo trono, Ella regge sulle ginocchia il Rex Pacificus e la Chiesa ha fatto felicemente la scelta di celebrare proprio il 1° gennaio la “Giornata della Pace”, in questo giorno solennissim accanto al Cristo Rex Pacificus collochiamo Sua Madre Regina Pacis.

Salutiamo, dunque, con grandissima gioia e riverenza la Santissima Madre di Dio facendo nostra la bella elevazione che San Cirillo d'Alessandria tenne nel Concilio di Efeso durante il discorso tenuto ai Padri, ammirati dal suo ardente amore per Maria.



Salve, Maria, creatura la più preziosa delle creature;
salve, Maria, purissima colomba;
salve, Maria, torcia inestinguibile;
salve, perchè da Te nacque il Sole di giustizia.

Salve, Maria, dimora dell'immensità, che
racchiudesti nel Tuo seno il Dio immenso, il
Verbo unigenito, producendo senza aratro e senza
seme, la spiga incorruttibile.

Salve, Maria, Madre di Dio, acclamata dai
profeti, benedetta dai pastori quando con gli
Angeli cantarono il sublime inno a Betlemme:
"Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in
terra agli uomini di buona volontà".

Salve, Maria, Madre di Dio, gioia degli
Angeli, giubilo degli Arcangeli che Ti
glorificano in Cielo.

Salve, Maria, Madre di Dio, per la quale
rifulse e risplendette la gloria
della Risurrezione.


San Cirillo d'Alessandria

49^ GIORNATA MONDIALE DELLA PACE: Intervento di don Salvatore Leopizzi

Anche quest’anno la Chiesa italiana propone una modalità alternativa per vivere l’ultimo giorno dell’anno: la 48ma Marcia della Pace del 31 dicembre, che torna a Molfetta dopo 23 anni nel segno di don Tonino Bello. 
Titolo della marcia, come consueto, è quello del messaggio del Papa per la 49ª Giornata mondiale della pace, che si celebra il 1° gennaio: “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”.

L’evento è organizzato dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, Caritas Italiana, Pax Christi, Azione Cattolica Italiana.

Sul tema riportiamo un intervento di Don Salvatore Leopizzi, componente del Consiglio Nazionale di Pax Christi.


In questo tempo segnato da un clima di crescente paura per il dilagare del terrorismo su scala planetaria, avvertiamo il pericolo di un globale collasso di civiltà. Sembra essere in atto un'eclisse totale di umanità, intrecciato purtroppo ad un rapido e progressivo degrado ambientale che mina le basi del nostro ecosistema.

E ci sembra assurdo che nel quadro di un nuovo conflitto mondiale che già si sta combattendo a pezzi e miete ogni giorno migliaia di vittime innocenti, i potenti del mondo possano pensare a soluzioni sempre più armate, alla guerra come reazione alle stragi e come risposta adeguata all’orrore.

Perciò sentiamo più urgente e necessario rilanciare la profezia di don Tonino e dare risonanza ai ripetuti richiami del Santo Padre Francesco contro l'iniquo mercato degli armamenti: "Cosa rimane di una guerra? Rovine, migliaia di bambini senza educazione, tanti morti innocenti, tanti e tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi ... E Dio piange. Gesù piange." (omelia a Santa Marta, 19/11/2015).

Don Tonino, riprendendo il messaggio di Francesco per la prossima giornata del 2016 "Vinci l'indifferenza e conquista la pace", oggi ci direbbe: Non vivere nell'indifferenza, ma vivi la differenza! Contempla la bellezza nella differenza dei volti, delle culture, delle religioni! Con fiducia e con impegno quotidiano accogli le differenze alla stessa tavola della convivialità".

Ed è proprio convivialità delle differenze il necessario nome della pace!

Torna allora tra noi don Tonino, con le tue sporgenze utopiche che, quando tutto è ancora immerso nel buio, fanno gridare alla sentinella: resta poco della notte e che il diluvio già lascia il posto all'arcobaleno!

        Don Salvatore Leopizzi

sabato 26 dicembre 2015

FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA

A qualcuno potrebbe apparire anche superflua la festa della sacra Famiglia, che la Chiesa ci invita a celebrare nella domenica che segue la solennità del Natale. Ma non è così.
Infatti non si può celebrare il mistero dell’Incarnazione di Dio senza pensare a Maria, che lo ha portato per nove mesi nel suo seno, e a S. Giuseppe, che ha ricoperto con tanto amore e discrezione il mistero di quella nascita. Del resto, la stessa rappresentazione così vivace e diffusa del presepe ci richiama subito alla mente i tre protagonisti di questa storia, che ha dato senso nuovo alla vita di tutti gli uomini.
In realtà, la festa della sacra famiglia, pur congiunta così intimamente al mistero del Natale, assume un significato tutto proprio e direi anche autonomo, soprattutto per i tempi che stiamo vivendo.
Per questo motivo la Chiesa con la celebrazione odierna intende affermare la totalità dell’esperienza umana di “quella” famiglia, dal suo primo costituirsi fino all’inizio della vita pubblica del Signore, alla sua passione, morte e risurrezione, e proporla all’ammirazione e alla imitazione dei credenti. È quanto ci suggerisce la preghiera d’inizio della S. Messa: “O Dio, nostro Padre, che nella Santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine”.
Il brano del Vangelo (Lc 2, 41-52) ci aiuta a cogliere le virtù che erano di casa nella famiglia di Nazareth, una famiglia con una vicenda unica, non certo paragonabile ad altre famiglie perché chiamata da Dio a gestire una realtà unica, non certo paragonabile ad altre famiglie perchè chiamata da Dio a gestire una realtà unica rispetto a quella della nostre famiglie.
Maria e Giuseppe mettono da parte i loro progetti e ascoltando la proposta di Dio vivono per quel Bimbo che è il Messia. Vivono per Cristo. La scelta di Maria e di Giuseppe diventa così un messaggio per tutte le famiglie e per l’umanità intera. Vivere per Cristo. S. Paolo riproporrà nella sua esistenza cristiana, e quindi nelle nostra, la stessa realtà: “Per me vivere è Cristo” (Fil 1, 21)
Questa coppia di sposi sa accogliere nella sua esistenza Cristo. Sa scomodarsi per Cristo. Una famiglia continuamente “sradicata” per Cristo: ora a motivo del censimento, ora per la persecuzione di Erode. Una famiglia sempre in cammino a motivo di Cristo. Una famiglia che anticipa nella sua vicenda esistenziale le parole del discorso delle beatitudini. “Beati voi quando vi perseguiteranno per causa mia” (Mt 5,11).
Maria e Giuseppe trascendono i loro ruolo di genitori e si fanno discepoli di Gesù. Sono coloro nella cui vita prende carne il lieto messaggio che quel Bimbo, divenuto grande, proclamerà.
La Santa Famiglia, come dicevamo prima, si fa allora modello per tutte le famiglie del mondo. Essa ci rivolge l’invito a mettere Cristo al centro della nostra vita, così come lo è stato al centro delle loro attenzioni, dei loro progetti, dei loro sogni, dei loro ideali.
Potremmo dire che nel momento in cui Maria generava Gesù, Gesù generava a vita nuova Maria e Giuseppe, a quella vita divina che Dio comunicava loro per mezzo del suo stesso Figlio.
Questa reciprocità di generazione vale per tutti gli uomini. Mentre generiamo Cristo nella nostra vita, mentre gli permettiamo di nascere e vivere in noi, in quel momento stesso egli ci fa rinascere a vita nuova. La nostra fede si fonda su questa reciprocità, su questo scambio che è all’origine dell’Incarnazione.
“Dio si fa uomo perché l’uomo possa diventare Dio” (S. Leone Magno). Questa reciprocità attraversa sempre la nostra esistenza. Più generiamo Cristo, più siamo rigenerati da Cristo. È quello che è accaduto a questa coppia di giovani sposi, a Maria e Giuseppe.
È quello che vorremmo accada ad ogni uomo così che accogliendo, generando Cristo e da Lui generato, ciascuno possa ritrovarsi più uomo.


      Don Piero De Santis

SETTIMANA IN PARROCCHIA

Avvisi dal 27 dicembre 2015 al 3 gennaio 2016

49° Giornata Mondiale della Pace dal tema:
Vinci l’indifferenza e conquista la pace”




Lunedì
28 dicembre




- ore 20.00: grande tombolata per tutta la parrocchia.

Mercoledì
30 novembre

- non c’è la messa alle ore 9.

Giovedì
31 dicembre


Cattedrale: dopo la messa vespertina si canterà il “te Deum” per ringraziare il Signore per il dono dell’anno appena trascorso.

Venerdì
1 gennaio 2016
Solennità
Maria Madre di Dio
e della Chiesa

Orario Ss. Messe
Ore 7: Chiesa di san Francesco d’Assisi
Ore 8: Monastero di Santa Teresa
Ore 10.30: Basilica Concattedrale
Ore 17.30: Chiesa di san Francesco
Ore 18.10: Preghiera del Vespro
Ore 18.30: Basilica Concattedrale
Domenica
3 gennaio 2016

Orario Ss. Messe
Ore 7: Chiesa di San Francesco d’Assisi
Ore 8: Monastero di Santa Teresa
Ore 10: Basilica Concattedrale
Ore 17.30: Chiesa di San Francesco
Ore 18.10: Preghiera del Vespro
Ore 18.30: Basilica Concattedrale


Vinci l'indifferenza e conquista la Pace: iniziativa presso la Parrocchia di Sant'Antonio


GRADINI DI SANTITA': Dai Discorsi di Aelredo di Rievaulx

«Oggi ci è nato un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di Davide » (Lc 2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo accorrere, come fecero i pastori appena udito l'annunzio... « È questo per voi il segno : troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia (Lc 2, 12). Ora ecco che vi dico che dovete amarlo : temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero bambino ; temete il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in fasce ; temete il Re del cielo, ma amatelo deposto in una mangiatoia... È poi una cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una mangiatoia ? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini ? Che segno è questo ? ... Molte cose ci sarebbero da dire su questo mistero ; ma...in breve, Betlemme, « casa del pane » è la santa Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La mangiatoia di Betlemme è l'altare in chiesa. Qui si nutrono le creature di Cristo. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui, sotto le specie del pane e del vino, c'è il vero corpo e sangue di Cristo. In questo sacramento noi crediamo che c'è Cristo vero, ma avvolto in fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno così grande e evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all'altare : ogni giorno vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria. Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore ; ma prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, « con cuore puro, coscienza retta e fede sincera » (2 Cor 6, 6), possiamo cantare insieme agli angeli : « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2, 14). 

(Aelredo di Rievaulx ( 1110- 1167), monaco cistercense inglese - Discorso 2 per Natale.

giovedì 24 dicembre 2015

MESSAGGIO DEL VESCOVO PER IL NATALE 2015: "Gesù è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione [...]" (Col. 1,15)

Mons. Fernando Filograna
Sorelle e fratelli nel Signore,

Natale è celebrare il ricordo della nascita di un bambino: Gesù! Ma chi è che nasce realmente? E cosa spinge la follia di un Dio così buono a mandare in mezzo a noi peccatori il suo unico Figlio? Il Nuovo Testamento, in riferimento all’azione del Figlio, si esprime in termini di misericordia (eleos) come sintesi dell'opera che Gesù ha compiuto nel mondo nel nome del Padre (cfr. Mt 9,13).

La misericordia di Cristo si manifesta soprattutto quando Egli si piega sulla miseria umana dimostrando la sua compassione (viscere di misericordia) verso i bisognosi, gli ammalati, gli anziani soli, gli emarginati e i peccatori. Tutto in Gesù parla di misericordia. Gesù è Misericordia Vivente.

Occorre perciò ricordare in questo preciso momento storico che in Cristo, Dio si è manifestato nella carne come "Emmanuele", Dio con noi, e si è unito all'umanità in un vincolo indissolubile. L'Incarnazione è il "sigillo storico" dell'eterno Amore, il momento in cui Dio, infinito e senza tempo, irrompe nella storia nell’umiltà della natura umana, dichiarando il suo Amore, folle, traboccante per l’uomo e la donna di tutti i tempi.

Mentre vi scrivo ho nel cuore davvero l’immagine di Gesù che si fa carico del peso della nostra debolezza, delle nostre preoccupazioni.

inizio di questo Anno Santo, Giubileo Straordinario della Misericordia. Non manchiamo di spalancare la porta del nostro cuore, facciamo entrare Cristo nel Sacrario della nostra vita!… Gesù, il Cristo, è nato per te, per ciascuno di noi! Facciamo insieme la scoperta di un Dio che si fa carico delle nostre tribolazioni, che con noi condivide il dolore e la gioia grande della nostra umanità.

Diventiamo con Lui, per Lui e in Lui “affamati di vita buona”! Spalanchiamo le porte del cuore a relazioni che siano sane, generose, comunionali. Affrontiamo insieme, come comunità, il dramma della precarietà e della disoccupazione, non giriamoci dall’altra parte quando un nostro fratello o una nostra sorella (qualunque sia il suo credo o nazionalità di provenienza) chiede aiuto nei modi più svariati. Torniamo ad essere “casa accogliente” per chi casa non ha! E mi riferisco, innanzitutto alla capacità che abbiamo di non far cadere nel baratro della solitudine il “prossimo” che a noi si presenta mendicante d’amore! E’ il Bambino Gesù che bussa alla porta delle nostre vite! La Misericordia che il Padre ci dona nel Figlio per lo Spirito Santo siamo chiamati ad esercitarla concretamente nei confronti di chi ci viene affidato perché incontrato.

Un pensiero di particolare preghiera lo elevo per quanti, giovani donne e uomini della nostra Diocesi, provenienti soprattutto dalla Cattedrale di Nardò, con il supporto di alcuni benefattori, si sono recati per trascorrere in Uganda questi giorni di festa ed esprimere così la comunione con una meravigliosa “Chiesa sorella”, l’Arcidiocesi di Gulu. Sono una testimonianza viva, entusiasta di quanto la Misericordia di Dio possa realizzare cose belle e grandi.

In perfetta sintonia con Cristo poi è il cuore della Madre. Non si può scindere il Natale da Colei che, con il suo "fiat", ha fatto sì che il Verbo diventasse carne. “Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall'amore del Padre per essere Arca dell'Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che si estende " di generazione in generazione " (Lc 1,50). Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di sostegno mentre attraverseremo la Porta Santa per sperimentare i frutti della misericordia divina”. (Misericordiae vultus 24). Sentiamoci allora incoraggiati dalla Vergine Santa a intraprendere la via della generosità, dell’affidamento totale alla volontà di Dio. Scopriremo che vivere significa amare!

Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare come se Dio non lo conoscessimo. Come se fosse una cosa astratta, vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto concreto, ha un nome: Dio è misericordia”. (Papa Francesco, Angelus, 18 agosto 2013). La Misericordia si è fatta carne! Oggi è Nato Gesù, Misericordia incarnata. AUGURI! In alto i cuori!

Nardò, Natale del Signore 2015

+ Fernando Filograna - Vescovo

NATALE DEL SIGNORE


La parola di Dio ci ha condotti durante l’Avvento a scoprire chi è “colui che doveva venire”: è Gesù Cristo, il Figlio di Dio; è il Salvatore, colui che nell’Incarnazione è diventato il “Dio con noi”. Il mistero del Natale, dunque, è già stato spiegato alla nostra mente. Oggi, nel giorno luminoso della solennità, non dobbiamo indugiare nelle spiegazioni, ma solo abbandonarci a una contemplazione gioiosa e riconoscente del mistero del Dio fatto uomo.
A ciò ci esorta la liturgia con le letture bibliche che saranno proclamate. Esse sono più corte e più semplici del solito, quasi per dire che il mistero è troppo grande per poterlo racchiudere in parole. La parola sembra quasi spegnersi di fronte all’evento: Oggi è nato per noi il Signore. Isaia grida: Dite alla figlia di Sion: ecco, il tuo salvatore è qui!; noi diciamo: dite alla Chiesa e a tutto il mondo: Ecco, il tuo Salvatore è qui! Colui che aspettavi è venuto; non c’è da attendere un altro; egli porta con sé il dono che è la vita nuova, la luce, la pace, lui stesso.
Che cosa ha portato di nuovo il Signore venendo nel mondo?, si sentivano domandare i primi cristiani e rispondevano: “Ha portato tutta la novità portando se stesso” (S. Ireneo). Lui stesso è la grande novità del mondo.
Dunque con Gesù inizia un’era nuova per il mondo; anche il tempo si rinnova e comincia ad essere contato da questa data; non più dalla fondazione di Roma, ma dalla nascita di Cristo. Il capostipite di questa umanità nuova è Gesù stesso, il nuovo Adamo, il primogenito tra molti fratelli. Grazie alla sua parola e al suo Spirito che ci hanno purificato, anche noi possiamo essere ormai uomini nuovi , rigenerati per una speranza viva, come bambini appena nati che hanno intatte davanti a sé tutte le possibilità per fare della nostra vita qualcosa di grande e di bello.
Il nostro primo incontro col Natale nella liturgia deve dunque aprirsi alla gioia: “Non c’è spazio per la tristezza – scrive S. Leone Magno – nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e porta alla gioia a delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti. Esulti il santo, perché si avvicina il premio, gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprende coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita”.

Buon Natale

                    Don Piero De Santis

Gli auguri de "LA SENTINELLA"


Abbiamo pensato che gli auguri migliori che la redazione de “La Sentinella” potesse fare alla comunità parrocchiale di Sant'Agata ed a tutti coloro che ci seguono, non potessero che essere affidati alle belle immagini, riprese nella serata del 23 dicembre, durante il corteo natalizio che ha coinvolto tutti i ragazzi della Parrocchia, accompagnati da catechisti e genitori, al suono di bellissime musiche natalizie eseguite da un gruppo di zampognari.








Su queste immagini il nostro augurio di Buon Natale, da vivere nella serenità che solo Cristo Gesù può e sa dare.

GRADINI DI SANTITA': L'esempio di Nazareth

Dai << Discorsi>> di Paolo VI.
Discorso tenuto a Nazareth il 5 gennaio 1964

La casa di Nazareth è la scuola dove si inizia a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse che impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.
Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo.
Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato, Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perchè dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del cristo.
Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth.
Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine!
Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta formazione all'intelligenza del Vangelo. Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazareth.
In primo luogo essa ci insegna il silenzio.
Oh! Se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo.
Oh! silenzio di Nazareth, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione,lo studio, la meditazione, l'interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto.
Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale.
Infine impariamo la lezione del lavoro.

Oh! dimora di Nazareth, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore.

mercoledì 23 dicembre 2015

GRADINI DI SANTITA': Fare di Cristo il tutto nella vita


Siamo alla vigilia del natale del Signore e la parola di Dio che risuona nella Chiesa è tutta un richiamo alle profezie messianiche, al rendimento di grazie e alla lode per l'imminente venuta del Salvatore, che ha riversato le sue benedizioni sul suo popolo, mantenendo fede alle sue promesse con il dono della riconciliazione e della salvezza universale.
Come viviamo personalmente questa vigilia e quale impegno ci sollecita? La venuta storica del Messia ci conferma che Dio ha scelto la sua «casa» tra noi, nel corpo di Gesù, suo Figlio (cfr. Gv 1,14). Egli dimora con il suo popolo non in modo passeggero, ma stabilmente (cfr. Ap 7,15; 12,2; 13,6; 21,3). Se nell'Antico Testamento il luogo ideale della presenza di Dio erano il tempio o la tenda (cfr. Es 25,8; 40,35; Ez 37,27; Gì 4,17), ora la sua presenza è nella vita stessa dell'uomo e nella carne visibile di Gesù, che la comunità dei primi discepoli ha toccato e contemplato nella fede (cfr. 1 Gv 1,1-4).
Il Cristo è la rivelazione e la luce del Padre, ma in modo nascosto e umile; qualcosa di intcriore che solo gli uomini di fede, come i profeti, i santi e Maria, possono comprendere. La sua gloria si manifesterà in tutta la sua potenza solo in seguito, quando sulla croce attirerà tutti a sé (cfr. Gv 12,32). Può apparire un paradosso che la croce sia glorificazione, ma tutto diventa luminoso se pensiamo che «Dio è amore» (1 Gv 4,10) e la sua manifestazione è dunque là dove appare l'amore.
Anche per noi Gesù è il centro della storia, la nostra dimora e la pienezza di tutte le nostre aspirazioni umane?


Preghiamo

Signore Gesù, Verbo del Padre e luce degli uomini, noi ti adoriamo in questa vigilia natalizia e attendiamo gioiosi la tua venuta, che ancora una volta porta a compimento le promesse di Dio. Illuminati dalla tua luce noi crediamo che tu sei Colui che ama l'uomo e l'unico scopo della tua vita è la salvezza di ogni uomo. La fede ci introduce in questo mistero di vita, l'esperienza ce lo insegna e la tua Parola di verità ci guida su questa strada di luce.
Verbo eterno del Padre, noi vogliamo essere i primi tuoi adoratori, i seguaci della bontà e del bene, i testimoni della tua misericordia. Tu che non ti nascondi a nessuno, ma a tutti doni la tua luce divina, rimani sempre la nostra vera luce, che risplende su tutta l'umanità. Noi affrettiamo il nostro cammino verso la salvezza, verso la nuova nascita, perché desideriamo, pur essendo la molteplicità, riunirci in un solo amore secondo il modello dell'unità del mistero trinitario nel quale ci hai immersi e, così, rinnovare la nostra alleanza con te.

Come la vergine Maria, luogo dell'incarnazione, concedici di saper interiorizzare la tua Parola per scoprire sempre più le profondità di questo mistero al centro di noi stessi, mistero in cui «viviamo., ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28) e divenire contemplativi come Maria per non confondere questa Parola con il nostro stesso essere, ma per identificarci con colei che porta il Verbo nel suo grembo e lo genera come suo figlio.

martedì 22 dicembre 2015

LA "SETTIMANA SANTA DI NATALE" - 23 DICEMBRE

O EMMANUEL


O Emmanuele,
nostro Re e Legislatore,
speranza dei popoli e loro Salvatore:
vieni a salvarci, Signore, Dio nostro.

Preghiamo:

O Emmanuele, Dio-con-noi, la tua presenza dilata i nostri cuori, perché Tu sei la nostra speranza. Tu sei con noi sempre: dall'ora del mattino fino a sera e per Te la notte è come i!giorno. Tu sei con noi nella gioia e nel dolore nella fatica e nel riposo, nella povertà e nell'abbondanza. Sei con noi lungo il cammino, compagno di viaggio fino alla meta per introdurci nella casa del Padre a celebrare le nozze tanto attese.
Là Tu cenerai con noi e noi con Te e berremo, senza mai saziarci, all'oceano infinito dell'Amore. Amen. Vieni, e resta con noi, O Emmanuele, Gesù, Salvatore!

lunedì 21 dicembre 2015

LA "SETTIMANA SANTA DI NATALE" - 22 DICEMBRE

O RE DELLE GENTI

O Re delle genti,
atteso e desiderato da tutte le nazioni,
pietra angolare
che riunisci i popoli in uno:
vieni e salva l'uomo
che hai formato dalla terra.

Preghiamo:

Signore Gesù, Re delle genti che guidi le sorti di tutti i popoli verso un futuro di unità e di pace, vieni, oggi, a disarmare i popoli disarmando i nostri cuori e ricolmandoli di bontà e di amore.
Tu che sei la «pietra d'angolo» posta a sostegno di tutta la costruzione - della tua Chiesa pellegrina nella storia - vieni e rendici docili alla tua guida per seguirti fino all'estremo sacrificio che ha fatto della croce un vessillo di vittoria.
Tu che ci hai tratti dal fango, trasformaci in creature celesti chiamate a regnare con Te nel tuo Regno di luce e di gloria infinita. 

Amen!

LA SETTIMANA IN PARROCCHIA

APPUNTAMENTI DAL 21 AL 27 DICEMBRE
  • Continua il cammino di preparazione al S. Natale con la Novena che si sta celebrando tutte le mattine alle ore 6.45 presso il Monastero di Santa Teresa. Tutti siamo invitati a prendere parte.
  • Il giorno di Natale i ragazzi si impegneranno nella raccolta di giocattoli per i bambini più bisognosi.

Lunedì
21 dicembre

Ore 19.30: Prove del coro parrocchiale.

Martedì
22 dicembre

Ore 18.30: Lectio Divina. Segue la S. Messa e l'Adorazione eucaristica fino alle ore 21.00.
Durante l'Adorazione i sacerdoti saranno a disposizione per la Confessione.
Mercoledì
23 dicembre


Ore 19.00: Corteo natalizio animato dai bambini, dai genitori e dai catechisti.
Giovedì
24 dicembre

La Solenne Veglia di Natale sarà celebrata alle ore 21.00 nel Monastero di Santa Teresa e alle ore 23.15 in Cattedrale

Venerdì
25 dicembre

Natività del Signore
Nel giorno di Natale, le Sante Messe avranno il seguente orario:
ore 7.00: Chiesa di S. Francesco d'Assisi;
ore 8.00: Monastero di S. Teresa di Gesù;
ore 10.30: Basilica Cattedrale;
ore 17.30: Chiesa di S. Francesco d'Assisi;
ore 18.30: Basilica Cattedrale.

La S. Messa vespertina delle ore 18.30 sarà presieduta dal Vescovo.
Sabato
26 dicembre

S. Stefano

Al mattino non ci sarà la S. Messa in Cattedrale, ma sarà celebrata alle ore 9.30 nella Chiesa dei SS. Medici.
Domenica
27 dicembre

Festa della Santa Famiglia

Orario delle S. Messe:
ore 7.00: Chiesa di S. Francesco d'Assisi;
ore 8.00: Monastero di S. Teresa di Gesù;
ore 10.00: Basilica Cattedrale;
ore 17.30: Chiesa di S. Francesco d'Assisi;
ore 18.30: Basilica Cattedrale.

Durante la S. Messa vespertina, tutte le coppie di sposi potranno rinnovare le loro promesse matrimoniali.


domenica 20 dicembre 2015

LA "SETTIMANA SANTA DEL NATALE" - 21 DICEMBRE

O ASTRO

O Astro che sorgi,
splendore della luce eterna,
Sole di giustizia:
vieni, illumina chi giace nelle tenebre
e nell'ombra di morte.

Preghiamo:

Gesù, Astro divino, splendore della gloria del Padre, Sole che non conosce tramonto, sorgi ogni giorno per darci sicurezza mentre attraversiamo le foschie del mondo.
Stella che brilli nei cieli eterni, vieni a indicarci la giusta direzione quando le molti luci false attorno a noi ci fanno deviare dal retto sentiero verso altre mète di oscurità e di morte.
O Luce gioiosa, sorgente di vita raccolta nel grembo immacolato di Maria, vieni a illuminare i nostri cuori!

Amen!

IV DOMENICA DI AVVENTO


La liturgia della quarta domenica di avvento ci fa ascoltare tre letture che hanno tutte una relazione al mistero del Natale. Il Vangelo (Lc 1,29-48a) ci presenta l’episodio della Visitazione, in cui Elisabetta riconosce in Maria la madre del suo Signore. La prima lettura, tratta dl libro del profeta Michea, (parla di Betlemme e del capo che deve nascere in essa. La seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei (Eb 10,5-10), ci mostra l’atteggiamento di Gesù quando viene nel mondo.
Il Vangelo ci parla della visita di Maria a Elisabetta. Questa visita è un’occasione di rivelazione per Elisabetta, che riconosce in Maria la madre del suo Signore: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Elisabetta può chiamare così Maria, perché è piena di Spirito Santo.
E per ispirazione divina, esclama a gran voce: “Benedetta tu tra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!”. Queste sono le parole che noi ripetiamo nell’Ave Maria, dopo quelle dette dall’angelo alla Madonna. Da parte di Elisabetta, si tratta di una magnifica confessione di fede in occasione della visita di Maria.
L’episodio della Visitazione è importante perché manifesta il dinamismo dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Maria ha accolto il messaggio dell’angelo con grande disponibilità: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. È subito docile all’influsso del suo Figlio, che la spinge ad andare verso le persone che si trovano nella necessità. L’angelo le ha comunicato che Elisabetta aspetta un bambino ed è già nel sesto mese, e Maria “si mette in viaggio verso la montagna e raggiunge in fretta una città di Giuda”.
Questa fretta di Maria è significativa, in momento in cui ella potrebbe pensare che sia meglio restare a casa per preparare al nascita di suo Figlio. Maria pensa agli altri prima che a se stessa; perciò va a trovare la cugina.
Maria è un bellissimo esempio di carità fraterna, e questa carità è un’occasione di grazie per tutti. Dice infatti l’evangelista. “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo”. Così la grazia raggiunge subito Giovanni, che sta ancora nel grembo di sua madre. L’angelo aveva detto a Zaccaria che Giovanni sarebbe stato riempito di Spirito Santo sin dal grembo di sua madre, e questo si verifica adesso, grazie alla carità premurosa di Maria.
Anche Elisabetta è piena di Spirito Santo, ed esclama a gran voce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo”. Con umiltà, ella riconosce la grandezza di Maria: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Elisabetta è stata condotta a questa rivelazione e a questa confessione di fede dal fatto che la voce di Maria ha suscitato l’esultanza del bambino nel suo grembo.
Anche Maria è piena di Spirito Santo e canta la sua riconoscenza a Dio: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Maria è piena del senso di grandezza di Dio e si considera sempre l’umile serva del Signore. Così magnifica il Signore, e non se stessa.
L’episodio della Visitazione costituisce dunque una preparazione al mistero del Natale, cioè alla venuta di Gesù nel mondo per propagare un dinamismo di amore, generosità e carità fraterna universale.

O Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo disegno di amore hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare sant’Elisabetta, concedi a noi di essere docili all’azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome.
    Don Piero De Santis

I VIDEO DE "LA SENTINELLA": LA PASTORALE GALLIPOLINA

Pubblichiamo, per la prima volta, una antica versione della pastorale gallipolina, in sol.
Lo spartito recuperato ed arrangiato da Giuseppe Passeri, è stato registrato in modo amatoriale ed eseguito da:
Tommaso Passeri, al violino
Marco Corsano, all'Oboe
Alessandro Occhilupo e Giuseppe Passeri al mandolino
Luigi Solidoro, alla tastiera
Luigi Parlati, alla chitarra

Il video, che si potrà vedere cliccando sul link qui sotto, fa scorrere sullo sfondo di belle immagini della Natività di Nostro Signore, i versi dell'antico inno natalizio, scritto in dialetto napoletano, da Sant'Alfonso Maria de' Liguori "Quanno nascette Ninno".