Tutta la
liturgia di questa III domenica di Avvento è intessuta di testi, di
invocazioni, di preghiere, invitanti alla gioia.
L’intonazione
la dà l’antifona di ingresso della S. Messa: “Rallegratevi
sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino”
(Fil 4,4-5), che verrà ripresa dalla seconda lettura. L’orazione
riprende il tema, quando chiede al Signore di concedere al suo popolo
di giungere “a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero
della salvezza”, nella imminente festa del Natale.
Questa
ondata fragorosa di gioia non viene interrotta neppure dai severi
moniti del Battista alla gente che lungo le sponde del Giordano
andava a chiedergli: “Che cosa dobbiamo fare” (Lc 3,10). Pur
annunciando che il Messia sarebbe venuto con “il ventilabro in mano
per pulire la sua aia” e per bruciare la pula “Con fuoco
inestinguibile” (v. 17), anche lui di fatto “annunciava la buona
novella” (v.18), come dice il testo, in quanto proclamava che Dio
salva tutti, in qualunque situazione si trovino, purchè si
convertano nella sincerità del loro cuore e la concretizzino con le
opere dell’amore.
Anche a noi
viene richiesto di prepararci all’incontro con il Signore Gesù,
attraverso i gesti concreti che esprimono la vita nuova, la quale è
caratterizzata da un autentico spirito di povertà e di condivisone
con i poveri. La conversione, infatti, esige che ci sintonizziamo con
il mistero dell’incarnazione, svelatovi a Betlemme, e che Paolo
apostolo presenta come impoverimento volontario del Figlio di Dio
perché noi potessimo diventare ricchi di Lui. E’ questo che ci dà
la quella gioia intima e profonda, di cui la liturgia odierna è
un’esaltazione commossa, ma anche una testimonianza convincente.
Don Piero De Santis
Don Piero De Santis
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