La liturgia della quarta domenica di avvento ci fa ascoltare tre letture che hanno tutte una relazione al mistero del Natale. Il Vangelo (Lc 1,29-48a) ci presenta l’episodio della Visitazione, in cui Elisabetta riconosce in Maria la madre del suo Signore. La prima lettura, tratta dl libro del profeta Michea, (parla di Betlemme e del capo che deve nascere in essa. La seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei (Eb 10,5-10), ci mostra l’atteggiamento di Gesù quando viene nel mondo.
Il Vangelo ci parla della visita di Maria a Elisabetta. Questa visita è un’occasione di rivelazione per Elisabetta, che riconosce in Maria la madre del suo Signore: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Elisabetta può chiamare così Maria, perché è piena di Spirito Santo.
E per ispirazione divina, esclama a gran voce: “Benedetta tu tra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!”. Queste sono le parole che noi ripetiamo nell’Ave Maria, dopo quelle dette dall’angelo alla Madonna. Da parte di Elisabetta, si tratta di una magnifica confessione di fede in occasione della visita di Maria.
L’episodio della Visitazione è importante perché manifesta il dinamismo dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Maria ha accolto il messaggio dell’angelo con grande disponibilità: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. È subito docile all’influsso del suo Figlio, che la spinge ad andare verso le persone che si trovano nella necessità. L’angelo le ha comunicato che Elisabetta aspetta un bambino ed è già nel sesto mese, e Maria “si mette in viaggio verso la montagna e raggiunge in fretta una città di Giuda”.
Questa fretta di Maria è significativa, in momento in cui ella potrebbe pensare che sia meglio restare a casa per preparare al nascita di suo Figlio. Maria pensa agli altri prima che a se stessa; perciò va a trovare la cugina.
Maria è un bellissimo esempio di carità fraterna, e questa carità è un’occasione di grazie per tutti. Dice infatti l’evangelista. “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo”. Così la grazia raggiunge subito Giovanni, che sta ancora nel grembo di sua madre. L’angelo aveva detto a Zaccaria che Giovanni sarebbe stato riempito di Spirito Santo sin dal grembo di sua madre, e questo si verifica adesso, grazie alla carità premurosa di Maria.
Anche Elisabetta è piena di Spirito Santo, ed esclama a gran voce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo”. Con umiltà, ella riconosce la grandezza di Maria: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Elisabetta è stata condotta a questa rivelazione e a questa confessione di fede dal fatto che la voce di Maria ha suscitato l’esultanza del bambino nel suo grembo.
Anche Maria è piena di Spirito Santo e canta la sua riconoscenza a Dio: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Maria è piena del senso di grandezza di Dio e si considera sempre l’umile serva del Signore. Così magnifica il Signore, e non se stessa.
L’episodio della Visitazione costituisce dunque una preparazione al mistero del Natale, cioè alla venuta di Gesù nel mondo per propagare un dinamismo di amore, generosità e carità fraterna universale.
O Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo disegno di amore hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare sant’Elisabetta, concedi a noi di essere docili all’azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome.
Don Piero De Santis
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