In
questo quinto venerdì di Quaresima vogliamo soffermare la nostra
riflessione su un altro Salmo penitenziale, il 129, conosciuto meglio come “De profundis”.
E'
un salmo molto celebre e amato dalla tradizione cristiana perché
sempre è stato applicato nelle liturgie funebri. Invece è un canto
alla divina misericordia e alla riconciliazione tra il peccatore e
Dio, in cui il Signore perdona la colpa perché è lento all'ira e
ricco di grazia.
Per
questo motivo questo salmo lo si trova inserito nella liturgia
vespertina del Natale, nell'ottava di Natale, nella quarta domenica
di Pasqua e nella Solennità dell'Annunciazione del Signore.
Dal
profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere?
Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere?
Ma
presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore,l’anima mia spera nella sua parola.
L’anima mia attende il Signor più che le sentinelle l’aurora.
Io spero nel Signore,l’anima mia spera nella sua parola.
L’anima mia attende il Signor più che le sentinelle l’aurora.
Israele
attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia
e
grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
Tema:
Questo
è un salmo di speranza in cui l'anima peccatrice si rivolge a Dio,
sicura di essere esaudita e ascoltata.
Dalla
riflessione attenta possiamo ricavare tre immagini:
-
l'infelice lancia il suo grido implorante;
-
la sentinella che impaziente aspetta che spunti il nuovo giorno;
-
lo schiavo che attende la sua redenzione.
Riscopriamo
la bellezza di questo Salmo facendoci guidare da un monaco trappista
Charles de Focauld, fratel Carlo di Gesù, che dopo un lungo cammino
spirituale e i viaggi compiuti in Palestina e a Nazaret, decise di
vivere come la Santa Famiglia di Nazaret.
In
questo salmo egli vede, a differenza di altri convertiti, il suo
processo di conversione e il suo rapporto con il peccato perdonato.
Nei
suoi scritti non rivanga il passato ma, sentendosi radicalmente
perdonato, con il salmista, si fa testimone verso tutti ricordandoci
che “presso il Signore è la misericordia”.
Dal
Vangelo di Giovanni
“Signore,
tu sai tutto, tu sai che ti amo”
Gesù
gli rispose: “Pasci le mie pecorelle” (Gv. 21,17).
Preghiera
Ravviva,
Signore misericordioso, la nostra sete di te ogni volta che, umiliati
torniamo a cercarti dal profondo delle nostre cadute: non permettere
che la cecità dell'orgoglio ci distolga dallo sperare in te.
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