Come
già nelle due domeniche precedenti, anche la pagina evangelica
odierna (Gv 8,1-11) costituisce un pressante invito a meditare sulla
misericordia di Dio narrata da Gesù Cristo in mezzo agli uomini: la
misericordia, capace di ricreare l'uomo e di riaprire un futuro a chi
non ha più alcuna speranza, può spingerci alla conversione dei
nostri pensieri e delle nostre azioni. E inoltre significativo che il
nostro testo sia stato collocato nel quarto vangelo solo dopo aver a
lungo peregrinato da un vangelo all'altro, perché il suo contenuto
era ritenuto scandaloso dagli stessi cristiani.
All'alba
Gesù si reca al tempio di Gerusalemme e il popolo accorre a lui per
ascoltare il suo insegnamento. Ed ecco che gli si avvicinano alcuni
scribi e farisei: costoro non sopportano che Gesù sia «venuto a
chiamare i peccatori, non i giusti» (cfr. Lc 5,32), né riescono a
capire il fatto che egli «accolga i peccatori e mangi con loro»
(cfr. Lc 15,2); tanto meno possono accettare che egli rivolga loro
parole come: «I pubblicani e le prostitute vi precedono nel regno di
Dio» (Mt 21,31). Per questo «gli conducono una donna sorpresa in
adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: "Maestro, questa
donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora, Mose nella Legge
ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?"».
Il loro ricorso alla Legge è formalmente corretto (cfr. Lv 20,10; Dt
22,22-24), ma il loro cuore è abitato da odio e da intenzioni
cattive: «tentano» Gesù, lo mettono alla prova per trovare una
contraddizione tra lui e la Legge di Dio, in modo da poterlo
condannare.
Essi
attendono una risposta, ma Gesù si limita a scrivere ironicamente
col dito per terra finché, incalzato con insistenza, esclama: «Chi
di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».
Ma chi di noi è senza peccato? Se mai, siamo abili a nascondere con
cura i nostri peccati, affrettandoci ad accusare con più violenza
chi invece è costretto a mostrarli pubblicamente: e così non
capiamo che il peccatore manifesto è solo il segno visibile della
condizione di ciascuno di noi, tutti peccatori, tutti bisognosi della
misericordia di Dio come del nostro pane quotidiano. Solo Gesù,
essendo senza peccato (cfr. 2Cor 5,21; Eb 4,15; lGv 3,5), poteva
scagliare una pietra, ma non lo fa. Allora gli accusatori se ne vanno
mestamente, «uno per uno, cominciando dai più anziani», e lasciano
Gesù solo con la donna: «Rimasero solo loro due, la misera e la
misericordia», commenta con grande intelligenza sant'Agostino.
Ed
ecco la straordinaria conclusione del racconto: «Alzatosi, Gesù le
disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". Essa
rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù a lei: "Neanch'io
ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più"». Chiamato a
scegliere tra la Legge e la misericordia, Gesù sceglie la
misericordia senza mettersi contro la Legge, perché sa distinguere
il peccato dal peccatore. La Legge è essenziale quale istanza in
grado di indicare il peccato; ma una volta infranta la Legge, di
fronte al peccatore concreto deve regnare la misericordia! Nessuna
condanna, solo misericordia: qui sta l'unicità di Gesù, rispetto
all'Antico Testamento, ma - va detto - anche rispetto a comportamenti
registrati nella vita della chiesa nascente. Perché ogni volta che
Gesù ha incontrato un peccatore lo ha assolto dai suoi peccati e non
ha mai praticato una giustizia punitiva; ha esortato con forza, ha
pronunciato i «Guai!» in vista del giudizio, ma non ha mai
castigato nessuno: Gesù sapeva distinguere tra la condanna del
peccato e la misericordia verso il peccatore.
Questo
il messaggio sconvolgente della misericordia di Dio che cancella ogni
peccato, del suo perdono preveniente anche rispetto alla nostra
conversione. Qui sta la singolarità scandalosa di Gesù, rifiutata
da chi si ritiene giusto, accolta dai peccatori: chi si riconosce
peccatore, infatti, può sperimentare che la misericordia di Dio in
Gesù Cristo rende possibile ogni giorno un nuovo inizio. E così è
reso capace di usare tale misericordia nei confronti degli altri,
tutti peccatori, tutti coperti dall'inesauribile misericordia di Dio.
Don
Piero De Santis
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