L'Antico Testamento
si sofferma spesso sulla misericordia di Dio al punto tale che
secondo alcuni studiosi tutto il messaggio della Torah
può
essere riassunto nel ritornello che le folle dei pellegrini israeliti
recitavano a voce alta sui gradini del tempio, «Eterna è la sua
misericordia», proclamando o cantando il Salmo 136. Noto come
«Grande Hallel», questo salmo accompagnava la liturgia pasquale.
Nel
canto del Magnificat
si
ha quasi l'impressione che Maria si introduca tra i cori che cantano
la misericordia di Dìo,
proclamando: «Di generazione in generazione la sua misericordia per
quelli che lo temono»
(Luca 1,50), per poi sottolineare che Dio «ha soccorso Israele, suo
servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai
nostri padri» (1,54). Quello che caratterizza il cantico di Maria è
il fatto che, sulle sue labbra, la misericordia non è solo un
"attributo" da cantare, ma anche e soprattutto una scuola
dove apprendere la logica "rovesciata" e "destabilizzante"
di Dio che non segue per nulla i criteri umani.
Maria
sperimenta tutto questo sulla propria pelle e ne trova piena conferma
in Elisabetta e in Zaccaria, che incontra nel bel mezzo di una
gravidanza inattesa e umanamente precaria: la sterilità
diventa un terreno abitato da Dio e la disponibilità dì
quell'«eccomi, sono la serva del Signore» è ormai il trono su cui
siede il
re del mondo.
Tratto da "CREDERE",
rivista ufficiale del Giubileo
Nessun commento:
Posta un commento