martedì 17 novembre 2015

Testimonianze dai Convegni Ecclesiali - Roberto Piro (Loreto 1985 - Firenze 2015)


Completiamo la pubblicazione delle testimonianze di chi, negli anni passati, ha partecipato, quale delegato della nostra Diocesi, ai Convegni ecclesiali.  Riportiamo la testimonianza di Roberto Piro che fu delegato diocesano al Convegno di Loreto, nel 1985, e che ha partecipato al Convegno di Firenze.

Ebbi la gioia di andare a Loreto quale delegato della Diocesi di Gallipoli al Convegno ecclesiale che si tenne nella città mariana nel mese di aprile del 1985. Fui scelto dal Vescovo di allora, Mons. Aldo Garzia, senza alcun merito, probabilmente per la militanza nell'Azione cattolica della mia parrocchia e la responsabilità che avevo a livello diocesano.
Avevo vissuto altre esperienze di Convegni ed Assemblee nazionali di AC. Ma quella fu, ed è rimasta, la più bella esperienza di Chiesa, pareggiata dalla recente partecipazione al Convegno di Firenze.
Raggiungemmo Loreto, viaggiando nella stessa auto, io, don Gigi De Rosa e lo stesso Vescovo Garzia. E poi, lì, a tu per tu, con Vescovi, Cardinali e migliaia di fratelli e sorelle uniti nell'unica fede.
Esperienza vera di comunione ecclesiale. Sin dalle prime ore del mattino, in tutti i giorni del Convegno, ci si incontrava nella chiesetta prossima all'albergo in cui alloggiavamo, davanti all'Altare, a recitare le lodi del mattino, ascoltare la Parola, celebrare l'Eucaristia.
Fu un periodo intenso quello che ebbi a vivere in quel periodo. Lo erano state le settimane preparatorie e lo furono quelle successive, con tantissimi incontri a livello diocesano e parrocchiale. Intensissime, quelle vissute a Loreto, dove, secondo lo schema classico dei Convegni ecclesiali, si passava dalle relazioni in aula, ai lavori nei gruppi, per poi ritornare in aula per le conclusioni. Ma l'emozione maggiore fu, ed è rimasta tale anche ora nei ricordi, la visita e l'intervento di Giovanni Paolo II.
Un Papa nel pieno vigore, seppure “reduce” dall'attentato del 1981, diede un forte messaggio ad una chiesa italiana che si interrogava sul ruolo da assumere in una società in continuo cambiamento e sempre più secolarizzata.
Il tema del Convegno era “Riconciliazione Cristiana e comunità degli uomini” e, sia negli interventi in aula e nei gruppi di lavoro, ma soprattutto dalle parole di papa Wojtyla, venne una forte spinta a rinnovare la Chiesa, a renderla più capace di ascoltare le mutate esigenze della società italiana, senza assecondarle, ma sapendo utilizzare un sano discernimento, capace di indicare le vie della promozione umana attraverso l'impegno nel sociale. Musica per le orecchie di chi, come me, aveva già affrontato l'esperienza politica.
Ricordi belli quelli legati ai protagonisti principali di quel Convegno che più catturarono la mia curiosità e la mia attenzione: il Cardinale Ballestrero, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale di Palermo Pappalardo, il teologo Bruno Forte, attuale Vescovo di Chieti.
Un bel ricordo, il più intimo, quello della scoperta della Casa Santa. Un luogo straordinario, in cui mi capitò, senza esserne preparato, di leggere “HIC VERBUM CARO FACTUM EST,  e di ritrovarmi il cuore carico di emozioni.
Un'emozione che, da allora, mi ha fatto tornare più volte e non mi consente di transitare dall'Autostrada A14 senza imboccare, sia pure per una breve visita, l'uscita per Loreto.

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La recente partecipazione, ad altro titolo, al Convegno di Firenze ha fatto riemergere in me tutti questi ricordi. Ma mi ha fatto, ancora una volta, assaporare il gusto dell’essere Chiesa, in una società che in questi trent’anni ha avuto grandi mutamenti e che, ancora di più, ha bisogno di ritrovare in Gesù Cristo il nuovo umanesimo.
Il forte messaggio di Papa Francesco che richiama valori come l’umiltà ed il disinteresse, risuona ancora nella mia mente, assieme al forte monito rivolto a tutta la Chiesa ad essere sempre più vicina agli “abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti”.
Il ricordo dei luoghi e delle situazioni questa volta non è legato ai soli tesori di arte di cui è piena Firenze ed alle sue stupende Basiliche, ma ad una ragazza sui vent’anni che, accanto a me, in uno stadio gremito fino all’inverosimile, al passaggio di Francesco, a stento riesce a scattare qualche foto con il suo telefonino perché presa dall’emozione e da un pianto incontenibile.

Roberto Piro

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