domenica 27 marzo 2016

Messaggio del Vescovo per la Pasqua

«Non si disperi! Là Cristo è vicino»

Carissimi fratelli e sorelle di questa amata diocesi di Nardò-Gallipoli,
ho voluto iniziare questo messaggio con le parole pronunciate da un detenuto ad un suo compagno terrorizzato dalla prospettiva di dover partire per un campo di lavori forzati nella Russia del secolo scorso. La paura della morte ci attanaglia il cuore, specialmente in questo preciso momento storico. Ci sentiamo angosciati, braccati dalla precarietà delle futili certezze che ci vorrebbe spacciare “il mondo”.  Nella vita di ciascuno di noi si affacciano sentimenti di sfiducia e di paura, di incertezza e di scoraggiamento che ci frenano, ci bloccano e ci impediscono di camminare serenamente verso la nostra piena felicità. Penso a tutti i giovani che si sforzano di realizzare i propri sogni, penso alle famiglie divise dal rancore e dalle liti, penso alle tante persone in cerca di lavoro e ai tanti ammalati ed anziani affaticati dalla solitudine. Penso alle vittime dell’odio cieco e pervertito di fantomatici adoratori del Dio unico, alle famiglie di chi ha perso qualcuno a causa della mostruosità di una fede ideologizzata, distorta, corrotta e che finge di non sapere che il primo appellativo col quale, loro e noi, ci rivolgiamo all’unico Dio è “Misericordioso”. Penso alla “via crucis” che ogni istante vivono i profughi, gli esuli, i popoli interi che fuggono dal “male” della guerra e dell’odio o dalla fame. A tutti loro si rivolge l’esortazione di questo prigioniero russo: «Non disperate! Là Cristo è vicino».

Il Signore Gesù sale a Gerusalemme per vivere la sua Pasqua, viene accolto con entusiasmo su un semplice puledro dalle folle osannanti che impugnano rami di palma e di ulivo, vive i sacri riti con i suoi discepoli e si incammina, solo, sul Golgota sotto il pesante legno della croce. Anche Gesù ha sperimentato la sofferenza e il dolore, anche Gesù ha sperimentato il tradimento da parte dei suoi più cari amici, anche Gesù ha sperimentato il peso della solitudine e dell’abbandono. Nulla di ciò che è umano è estraneo al Figlio di Dio. Sulla sua croce Cristo ha portato tutti i peccati dell’umanità e tutte le angosce degli uomini di ieri, di oggi, di sempre. Gesù, che nell’orto degli Ulivi ha pregato perché si compisse la divina volontà, affida la sua esistenza alle mani del Padre, quelle stesse mani che il terzo giorno l’hanno risuscitato. Il Signore ci insegna a non perdere la speranza, perché la nostra vita è sotto lo sguardo premuroso di Dio.

Il Cristo Risorto spezza le catene della morte e del peccato e ci rivela il volto misericordioso del Padre, che parla agli uomini come ad amici. Secondo la tradizione antica il Signore Gesù dopo la sua morte discende negli abissi della terra per liberare i progenitori, i patriarchi e i profeti e condurli nel paradiso. Cristo non ha riscattato soltanto i figli della antica alleanza, Egli ha riscattato anche noi. Ciascuno di noi è stato strappato dal dominio del male ed è stato elevato alla dignità di figlio di Dio. Cristo con la sua risurrezione viene a portare luce nella nostra esistenza, viene a medicare le ferite della nostra anima e ad asciugare le lacrime dei nostri volti. «Sono risorto e sono sempre con te», così canta la Chiesa il mattino di Pasqua. Il Signore è davvero risorto! Questa è la nostra grande consolazione: Gesù è con noi, non ci lascia soli, ci chiama, ci invita a lasciarci visitare da Lui, ad accogliere la novità del suo Vangelo, a comunicare agli altri che la morte e la tristezza non sono le ultime parole della nostra vita. Il Signore risorto ci viene incontro con i segni dei chiodi, con le sue ferite che sono porte della misericordia per ciascuno di noi.

Come sarebbe bello, in questo Giubileo della Misericordia, se tutti ci impegnassimo concretamente per annunciare con la vita la gioia della Risurrezione. Sicuramente conosciamo tanta gente sola, abbandonata, sfiduciata,dimenticata. La Pasqua del Signore è l’occasione per visitare queste persone e portare loro la Buona Notizia che Gesù non li ha dimenticati, ma che li ha salvati ed è sempre al loro fianco. L’augurio più sincero che posso rivolgervi è che ciascuno, celebrando la Pasqua, possa davvero vivere l’incontro con Cristo, lasciandosi trasformare da Lui. Vi auguro di poter esprimere nella vita di tutti i giorni la dolcezza del mistero che celebriamo nella Liturgia, affinché, grazie alla vostra gioiosa testimonianza, tutti gli uomini e le donne del nostro tempo possano riconoscere che Dio è la fonte della vera felicità.

Lasciamoci provocare da Gesù che ci chiama a servire. Lasciamoci conquistare dal Crocifisso Risorto che ci insegna ad amare fino a dare la nostra vita, che insieme a Lui non finisce e non tramonta. Di cuore vi benedico. Vostro fratello in Cristo e padre nella fede,

Nardò, Pasqua del Signore 2016

+ Fernando Filograna
Vescovo

VERBO DI DIO: Liturgia della Parola della Domenica di Pasqua

PRIMA LETTURA 
(At 10,34.37-43)
Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
Dagli Atti degli Apostoli


In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Parola di Dio


SECONDA LETTURA 
(Col 3,1-4)
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

Parola di Dio.


SEQUENZA
Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.




VANGELO 
(Gv 20,1-9)
Egli doveva risuscitare dai morti. 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore

GRADINI DI SANTITA'

Mia gioia, è Cristo Risorto! Con questo augurio San Serafino di Sarov, considerato uno dei più importanti monaci e mistici delle chiese ortodosse, era solito salutare i suoi visitatori facendosi messaggero della gioia pasquale.
Solo a ripetere questo annuncio il nostro cuore si riempie di una gioia incontenibile: sapere che Gesù è vivo per sempre e ha vinto la morte, è motivo di travolgente desiderio di cantare, gioire, gridare ad alta voce che la vita è bella e tutto può cambiare.
Pasqua vuol dire passaggio dalla paura e dall’incertezza al coraggio di essere creature nuove, messaggeri di liberazione, di salvezza e di gioia.
In questo anno della Misericordia, la Pasqua ci fa sentire la gioia di essere ritrovati da Gesù che, come Buon Pastore, è venuto a cercarci perché eravamo smarriti.
Accogliamo la grazia della Resurrezione di cristo! Lasciamoci rinnovare dalla Misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù; lasciamo che la potenza del so amore trasformi anche la nostra vita per essere strumenti di misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra per far fiorire la giustizia e la pace.” (Papa Francesco – Pasqua 2013).

Buona Pasqua

nel segno della Divina Misericordia

venerdì 25 marzo 2016

VERBO DI DIO: Liturgia della Parole del Venerdì Santo

Prima Lettura

Egli è stato trafitto per le nostre colpe
Dal libro del profeta Isaìa


Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.

Parola di Dio.
 

Seconda Lettura

Cristo imparò l'obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
[Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Parola di Dio.

Vangelo
Passione del Signore.

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni


- Catturarono Gesù e lo legarono

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

- Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

- Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

- Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

- Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

- Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

- Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

- Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.

- Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)

- E subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

- Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

Parola del Signore.

VENERD' SANTO: Celebrazione della Passione del Signore

Il Venerdì santo ha il suo centro nella Croce. Le ore di questa giornata vengono scandite dalla crocifissione, morte e sepoltura del Signore Gesù. Ascoltiamo con fede il racconto della Passione e adoriamo con profonda gratitudine la Croce, nostra speranza. – Oggi la Chiesa non celebra l’Eucaristia.

L’INCARNAZIONE ha come scopo di assumere tutte le realtà umane per purificarle e santificarle. Questo vale per la nostra vita e anche per la nostra morte. Il Venerdì Santo è una grande sofferenza per Gesù, ma non di sconfitta: egli, innocente, si addossa i nostri peccati e li distrugge con la sua obbedienza al Padre. L’offerta cruenta della sua vita è stata l’atto d’amore al Padre, che ha cancellato la disobbedienza di Adamo e ha restituito a noi la vita. È dalla sua morte in Croce che è scaturita la nostra salvezza.

Tarcisio Stramare, osj
Tratto da "LA DOMENICA"

mercoledì 23 marzo 2016

GIOVEDI' SANTO: In Coena Dominni

Giovedì Santo, giorno dei grandi doni: l’istituzione dell’Eucaristia, del sacerdozio e della carità. Il fedele sappia contemplare la preziosità di questi doni e vederli come messaggi di luce e di speranza che possono e devono essere calati nella vita di ogni giorno, per vivere da veri cristiani.

La santa Messa in Coena Domini inaugura solennemente il santo Triduo, fonte e culmine della vita liturgica della Chiesa. Cristo Signore lascia il suo testamento: è una promessa di salvezza e di immortalità, è una dichiarazione d’amore lasciata cadere nel tradimento. La stessa carne amata da Maria sua madre, fra non molto sarà consegnata in mano agli aguzzini. Il pane che Gesù condividerà, il suo corpo, patirà la croce e raggiungerà l’infimo criminale, il peccatore distante da Dio e dalla consolazione umana. Il vino, con cui era rallegrata la mensa, sarà il preziosissimo sangue versato sulla croce e tramandato nell’Eucaristia attraverso i secoli. L’Eucaristia narra un Dio che ha nostalgia dell’umanità e un ardente desiderio di comunione con il suo popolo (II Lettura).
Il suo sacrificio non è avvenuto invano ma è raccolto dalla Chiesa. Gesù ci ha lasciato l’esempio del servizio nella carità (Vangelo) e ci ha donato la sua presenza salvifica «di generazione in generazione» (I Lettura). Come veri figli alziamo la testa, gustiamo e vediamo con quale grande amore ci ha amati il Figlio diletto: «Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto?».


Commento di Fr Gianfranco Tinello, ofm
tratto da "LA DOMENICA"

VERBO DI DIO: Liturgia della Parola del Giovedì Santo

Prima Lettura
 
Prescrizioni per la cena pasquale.

Dal libro dell'Èsodo
Is 61,1-3.6.8b-9

In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d'Egitto:

«Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: "Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.

Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con àzzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!

In quella notte io passerò per la terra d'Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d'Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d'Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne"».

Parola di Dio.


Seconda Lettura

Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice,voi annunciate la morte del Signore.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Ap 1,5-8


Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».

Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».

Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Parola di Dio.


Vangelo


Li amò sino alla fine.
Dal Vangelo secondo Giovanni


Lc 4,16-21

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.

Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore.

domenica 20 marzo 2016

VERBO DI DIO: Liturgia della Parole della Domenica della Palme

Prima lettura
(Is 50,4-7)

Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso. (Terzo canto del Servo del Signore)


Dal libro del profeta Isaìa

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

Parola di Dio


Seconda lettura
(Fil 2,6-11)

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio


Vangelo
Forma breve (Lc 23,1-49):

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

- Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna

In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

- Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

- Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

- Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

- Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

- Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

- Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

- Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

Parola del Signore

GRADINI DI SANTITA'

La Domenica delle Palme ci introduce nella grande Settimana Santa.:centro e culmine di tutto l'anno liturgico in cui si celebra il mistero di Cristo morto e risorto.

Accanto alla liturgia della Parola e al racconto della Passione del Signore,vogliamo affiancare un brano di Sant'Andrea di Creta preso dall'Ufficio delle Letture di quest'oggi.

Sant'Andrea di Creta, noto anche come Sant'Andrea di Gerusalemme, è nato a Damasco nel 666 circa da genitori cristiani.

Era muto fino all'età di sette anni quando fu miracolosamente guarito dopo aver ricevuto la Santa Comunione.

Iniziò la sua carriera ecclesiastica a quattordici anni e rapidamente acquistò la stima dei suoi superiori. Divenne vescovo bizantino, teologo e , soprattutto ancora oggi, viene ricordato come autore di inni sacri alcuni dei quali vengono cantati per l'originalità dei testi e per la loro musicalità.

Il suo capolavoro è il Grande Canone composto da 259 strofe, scritto in prima persona e attraversa la cronologia dell'Antico e Nuovo Testamento. 
Viene cantato il Giovedì della quinta settimana di Quaresima.

Morì sull'isola di Militene il 4 luglio del 740 mentre tornava a Creta da Costantinopoli, dove era stato per affari di Chiesa.

Viene onorato sia dalla Chiesa cattolica, sia da quella ortodossa.

Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo

(Disc. 9 sulle Palme; PG 97, 990-994)


Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d’Israele

   Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
   Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. È disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e nella spettacolarità, «Non contenderà», dice, «né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà.
   Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell’ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
   Egli salì verso oriente sopra i cieli dei cieli (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura umana innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
   Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi, in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell’anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele».




SETTIMANA SANTA: Celebrazioni presiedute dal Vescovo

Pubblichiamo il calendario delle celebrazioni nella Settimana Santa che saranno presiedute dal nostro Vescovo, mons. Fernando Filograna



LE ULTIME SETTE PAROLE D CRISTO SULLA CROCE: Concerto e meditazioni

La Settimana Santa comprende, da quest’anno, anche il Concerto del Mercoledì Santo offerto da Siroco Vo.g.liamo a SudEst, Associazione Culturale che opera in Gallipoli dal 2000: Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce di Franz Joseph Haydn.

Il concerto sarà eseguito da Shurhùq Ensemble, mercoledì 23 marzo alle ore 20,00 presso la Chiesa di San Francesco d'Assisi, palcoscenico ideale per un'esecuzione densa di passione.
Il concerto del Mercoledì santo, inaugura una stagione che arricchisce gli appuntamenti culturali dei Sacri Riti ed è offerta al pubblico e ai fedeli con ingresso libero.

Interpreti:
Dino Scalabrin, violino primo
Paolo D'Armento, violino secondo
Laura Pellè, viola
Jacopo Conoci, violoncello.

Le ultime sette parole di Cristo è stata composta da Haydn nel 1786 per orchestra sinfonica, su commissione di un canonico andaluso, da eseguirsi durante le cerimonie del Venerdì Santo e trascritta per quartetto d’archi dallo stesso compositore austriaco nel 1787. Si articola in sette sonate, ciascuna per le ultime frasi pronunciate da Cristo sulla croce, precedute da una maestosa introduzione. Sono concluse con la rappresentazione del terremoto che sconvolse il Calvario, come dal racconto dell’Evangelista Matteo. L’editore Artaria che pubblicò l’opera di Haydn fece scandire ogni sonata dal testo delle sette parole, sulla parte del primo violino, per calare gli esecutori nell’atmosfera spirituale e nella solennità contestuale dei brani.

L'opera si articola in:
  • Introduzione Adagio Maestoso Sonata I Largo
  • Pater, dimitte illis quia nesciunt quid faciunt. Sonata II Grave Cantabile
  • Hodie mecum eris in Paradiso. Sonata III Grave
  • Mulier, ecce filius tuus. Sonata IV Largo
  • Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? Sonata V Adagio
  • Sitio! Sonata VI Lento
  • Consumatum est! Sonata VII Largo I
  • In Manus tuas, Domine, commendo spiritum
L’esecuzione delle sonate sarà introdotta da un intervento del prof. Gino Schirosi, seguito dalle meditazioni di Don Piero De Santis.

SETTIMANA IN PARROCCHIA

Appuntamenti dal 21 al 27 marzo


Lunedì
21 Marzo
Ore 17.00: Prove del coro parrocchiale nel salone parrocchiale.

La S. Messa vespertina in Cattedrale sarà alle ore 18.00.

Ore 19.00: Via Crucis cittadina presieduta dal Vescovo. Partenza dalla Chiesa di San Lazzaro.
Martedì
22 Marzo
Ore 18.00: Messa Crismale in Cattedrale a Nardò. Pertanto, in parrocchia non si celebrerà la S. Messa vespertina.
Mercoledì
23 Marzo
Ore 19.00: Liturgia penitenziale e confessioni individuali per i ragazzi del catechismo.

Ore 20.00: nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi meditazione sulle Sette parole di Gesù in Croce.

Ore 17.00: nella Chiesa della B.V. Maria degli Angeli, vestizione della statua della Madonna e canto del Vespro. Segue la celebrazione della S. Messa.
Giovedì
24 Marzo

Giovedì Santo


Ore 18.30: S. Messa in Coena Domini

Ore 23.00: Adorazione eucaristica comunitaria.
Venerdì
25 Marzo

Venerdì Santo
Ore 9.00: Celebrazione dell'Ufficio delle Letture.

Ore 12.00: Celebrazione dell'Ora Sesta.

Ore 15.00: Coroncina alla Divina Misericordia.

Ore 17.00: Processione dei «Misteri» e dell'Addolorata (partenza dalle Chiese del SS. Crocifisso e di S. Maria degli Angeli).

Ore 18.00: Celebrazione della Passione del Signore presieduta dal nostro Vescovo Mons. Fernando Filograna.
Sabato
26 Marzo

Sabato Santo

Ore 3.00: Processione della Madonna Desolata (partenza dalla Chiesa di S. Maria della Purità).

Ore 23.15: Solenne Veglia Pasquale.
Domenica
27 Marzo

Domenica di Pasqua

Ore 18.00: Recita del S. Rosario.
Ore 18.30: Celebrazione dei Secondi Vespri.
Ore 19.00: S. Messa presieduta dal Vescovo diocesano.


  • Con il passaggio dall'ora solare all'ora legale che avverrà la notte tra Sabato 26 e Domenica 27, con le lancette che andranno spostate di un’ora avanti, la S. Messa vespertina sarà celebrata alle ore 19.00.

venerdì 18 marzo 2016

Le origini del culto a Maria Addolorata

La devozione alla Vergine Addolorata si sviluppa a partire dalla fine dell'XI secolo, con un primo cenno a celebrazioni dei suoi 5 gaudi e dei suoi cinque dolori, simboleggiati da 5
spade, anticipatrici della celebrazione liturgica istituita più tardi. Quando un ignoto scrisse: II Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius iniziano le composizioni sul tema del Pianto della Vergine.
Nel XII secolo, anche a seguito di apparizioni della Madonna, si ebbe un incremento di questo culto e la composizione dello Stabat Mater attribuito a Jacopone da Todi.
Ma la sua storia ha un inizio preciso: il 15 agosto 1233, quando sette nobili fiorentini iscritti all'Arte dei Mercanti e poeti-attori della compagnia dei Laudesi erano soliti esprimere il loro amore a Maria in laudi davanti un'immagine dipinta su parete di una via, come i giullari facevano con la donna amata. Improvvisamente videro l'immagine animarsi, apparire addolorata e vestita a lutto per l'odio fratricida che divideva Firenze. Questi giovani gettarono le armi, indossarono un abito a lutto, istituirono la compagnia di Maria Addolorata, detta dei Serviti e si ritirarono in penitenza e preghiera sul Monte Sanario.
Alle origini essi pregarono la Vergine gloriosa regina del ciclo perché Maria era nella gloria e la vedevano vestita della sua storia terrena dì sofferenza e di privazione - l'abito di vedovanza, segno della sua passione sul Calvario. Con il passare dei secoli queste motivazioni dettero origine a varie espressioni di devozione: la Madonna ai piedi della Croce; la Compagnia dell'abito; la Confraternita dei Sette Dolori approvata da Roma nel 1645; il Terz'ordine; la Corona dell'Addolorata; le varie Congregazioni femminili all'Addolorata, ecc. Tra il 1668 e il 1690 le iniziative di culto da parte dei Servi di Maria favorirono la diffusione del culto della Madonna dei Dolori.
Intanto il 9 giugno 1668 la S. Congregazione dei Riti permise all'Ordine di celebrare la messa votiva dei Sette Dolori della Beata Vergine. Nel relativo decreto si faceva menzione del fatto che i Servi di Maria portavano l'abito nero in memoria della vedovanza dì Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.
Inizialmente il culto dell'Addolorata era collegato alla Settimana Santa, poi è nata la sua festa, originariamente celebrata il venerdì prima della Settimana Santa o dopo la Pasqua ed infine al settembre. Ancor oggi in alcune località è festeggiata alle antiche date.
Il culto dell'Addolorata e poi anche sottolineato dalle diffusione delle preghiere a Maria Addolorata e dalla recita del rosario dei sette Dolori, specialmente nella Settimana Santa.

I sette dolori di Maria

Tradizionalmente, dalla lettura dei Vangeli, i cristiani hanno enucleato sette dolori affrontati da Maria.

I) Profezia dell'anziano Simeone sul Bambino Gesù
Nel Vangelo secondo Luca il vecchio Simeone preannuncia a Maria le difficoltà che dovrà incontrare e superare « Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima. »

II) La fuga in Egitto della Sacra famiglia
Maria e Giuseppe devono fuggire in Egitto per mettere in salvo il loro figlio Gesù durante la persecuzione di Erode

III) La perdita del Bambin Gesù nel Tempio
Quando Gesù ha 12 anni Maria e Giuseppe lo perdono per tre giorni nel Tempio di Gerusalemme

IV) L'incontro di Maria e Gesù lungo la Via Crucis
Quando Gesù sale al Calvario portando la croce Maria lo incontra

V) Maria ai piedi della croce dove Gesù è crocifisso
II Vangelo secondo Giovanni riporta che Maria si ferma sotto la croce sulla quale è crocifisso Gesù:
« Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e li accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. »

VI) Maria accoglie nelle sue braccia Gesù morto
Dopo che Gesù è morto e deposto dalla croce Maria 1< accoglie tra le sue braccia prima che venga sepolto.

VII) Maria vede seppellire Gesù
Maria è presente quando Gesù viene deposto nel sepolcro da cui risorgerà dopo tre giorni.
 
Preghiera
Santa Maria, donna del dolore, madre dei viventi, salve! Novella Eva, Vergine presso la. croce, dove ai consuma l'amore è sgorga la vita, Madre dei discepoli, sii tu l'immagine conduttrice nel nostro impegno di servizio; insegnaci a sostare con te presso le infinite croci dove il tuo Figlio è ancora crocifisso; a vivere e testimoniare l'amore cristiano, accogliendo in ogni uomo un fratello; a rinunciare all'opaco egoismo per seguire Cristo, sola Luce dell'uomo.
Vergine della pasqua, gloria dello Spirito, accogli la preghiera dei tuoi servi.