giovedì 17 marzo 2016

Maria plasma in noi il Misericordioso

Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica Dives in misericordia, dedica un intero capitolo alla figura di Maria, sostando sul mistero della croce e sulla sua presenza ai piedi del Golgota. L'ora che era stata evocata nelle nozze di Cana giunge al suo compimento, al suo momento chiave.
«Maria è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo, e sa quanto esso sia grande, In questo senso la chiamano anche Madre della misericordia, Madonna della misericordia o Madre della divina misericordia. I suddetti titoli che attribuiamo alla Madre di Dìo parlano soprattutto di lei come della Madre del Crocifisso e del Risorto... come di colei che, attraverso la partecipazione nascosta e al tempo stesso incomparabile alla missione messianica del suo Figlio, è stata chiamata in modo speciale ad avvicinare agli uomini quell'amore che egli era venuto a rivelare».
La presenza di Maria al Calvario conferisce un tocco di austera tenerezza alla scena, suggerendo indirettamente che se Gesù è lì, su quella croce, obbedendo al disegno del Padre e riversando sul mondo la sua misericordia «fino alla fine», ciò è possibile anche grazie a quella madre che lo ha plasmato, lo ha forgiato, lo ha preparato a tutto ciò. Maria è lì, in piedi, nell'atto di offrire il pane di vita che ha preparato nel tempo, amando insieme a Cristo il mondo «fino alla fine». Non chiede per il figlio un posto di rilievo, perché lei lo ha preparato per essere pane che si spezza e si dona. È lì a sostenere il compimento della lunga pedagogia divina e umana che lei ha fatto propria.
«Donna, ecco tuo figlio»: Gesù non può morire senza aver espresso questa consegna. Da un lato potremmo intendere la frase come se Gesù ricordasse a Maria che quello che lui è in quel preciso momento non è altro che il frutto della dedizione di una madre nei confronti del figlio (in tal caso, il figlio sarebbe lui stesso); dall'altro la frase potrebbe esprimere l'invito rivolto a Maria ad accogliere nel proprio cuore il discepolo amato, che rappresenta tutti noi... come se anche noi, per giungere alla pienezza di umanità espressa sulla croce, avessimo bisogno dì questa stessa madre (in tal caso, il figlio sarebbe il discepolo amato).
Il testo ci dice qual è stata la risposta del discepolo amato: «Da quel momento egli l'accolse con sé». L'originale greco usa un'espressione pregnante: «In quell'ora». Il momento della consegna è l'ora nel senso pieno giovanneo, l'ora della croce, della morte, della salvezza, della gloria. In quell'ora il discepolo prende Maria con sé. Maria accoglie e si lascia accogliere nel momento umanamente peggiore. E, invitata, prende dimora, accetta l'invito, ci prende tra le mani, disponibile a formare tutti noi, uno dopo l'altro.
  
Tratto da "CREDERE", rivista ufficiale del Giubileo

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