domenica 20 marzo 2016

GRADINI DI SANTITA'

La Domenica delle Palme ci introduce nella grande Settimana Santa.:centro e culmine di tutto l'anno liturgico in cui si celebra il mistero di Cristo morto e risorto.

Accanto alla liturgia della Parola e al racconto della Passione del Signore,vogliamo affiancare un brano di Sant'Andrea di Creta preso dall'Ufficio delle Letture di quest'oggi.

Sant'Andrea di Creta, noto anche come Sant'Andrea di Gerusalemme, è nato a Damasco nel 666 circa da genitori cristiani.

Era muto fino all'età di sette anni quando fu miracolosamente guarito dopo aver ricevuto la Santa Comunione.

Iniziò la sua carriera ecclesiastica a quattordici anni e rapidamente acquistò la stima dei suoi superiori. Divenne vescovo bizantino, teologo e , soprattutto ancora oggi, viene ricordato come autore di inni sacri alcuni dei quali vengono cantati per l'originalità dei testi e per la loro musicalità.

Il suo capolavoro è il Grande Canone composto da 259 strofe, scritto in prima persona e attraversa la cronologia dell'Antico e Nuovo Testamento. 
Viene cantato il Giovedì della quinta settimana di Quaresima.

Morì sull'isola di Militene il 4 luglio del 740 mentre tornava a Creta da Costantinopoli, dove era stato per affari di Chiesa.

Viene onorato sia dalla Chiesa cattolica, sia da quella ortodossa.

Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo

(Disc. 9 sulle Palme; PG 97, 990-994)


Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d’Israele

   Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
   Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. È disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e nella spettacolarità, «Non contenderà», dice, «né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà.
   Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell’ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
   Egli salì verso oriente sopra i cieli dei cieli (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura umana innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
   Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi, in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell’anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele».




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