domenica 28 agosto 2016

VERBO DI DIO: Liturgia della Parola di Domenica 28 agosto, XXII del tempo odinario

PRIMA LETTURA
(Sir 3,19-21.30-31)
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.
Dal libro del Siràcide

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

Parola di Dio


SECONDA LETTURA
(Eb 12,18-19.22-24)
Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente. 
Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Parola di Dio


VANGELO
(Lc 14,1.7-14)
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. 

Dal Vangelo secondo Luca

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore

GRADINI DI SANTITA': «QUANDO SEI INVITATO VA’ A METTERTI ALL’ULTIMO POSTO»

La religiosità che si concretizza nell’amore a Dio e al prossimo attesta la sua qualità, perché unisce la Parola di Dio e la fede alla loro pratica. Non basta essere ascoltatori della Parola di Dio, occorre anche compiere quanto essa ci chiede.

Nel Vangelo, Gesù prende spunto da una scenetta, vista durante un pranzo, per offrire un insegnamento prezioso ai suoi discepoli: essi devono scegliere l’ultimo posto, mettersi con i poveri e gli umili, stare dalla loro parte. Non è un manuale di buona educazione quello che Gesù propone, non è una semplice lezione di galateo per educarci alla modestia. È la partecipazione al suo stesso stile di vita, al suo mistero pasquale: Lui è venuto per servire, si è umiliato fino alla morte di croce, ha annunciato ai poveri la salvezza. 

Le parole del Siracide (I Lettura) preparano il nostro cuore a comprendere gli ammonimenti di Gesù: Dio è glorificato solo dagli umili, cioè da coloro che non cedono alla superbia di sentirsi arrivati, ma implorano costantemente la salvezza di Dio, si nascondono all’ombra delle sue ali. I cristiani non sono una casta di privilegiati o di arrivisti che ambiscono al potere e al successo: alla scuola del loro Signore essi sanno aprire il loro cuore e condividere i loro beni. 
Siamo chiamati a scegliere l’ultimo posto per stare dalla parte di Cristo. Questa è la vera gloria del discepolo: non l’onore del mondo, ma la ricompensa dell’amore del Padre. 

Elide Siviero – La Domenica

domenica 21 agosto 2016

VERBO DI DIO. Liturgia della Parola di Domenica 21 agosto, XXI del tempo ordinario

PRIMA LETTURA 
(Is 66,18-21)

Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti.



Dal libro del profeta Isaìa


Così dice il Signore:
«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore.
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».

Parola di Dio


SECONDA LETTURA 
(Eb 12,5-7.11-13) 



Il Signore corregge colui che egli ama. 

Dalla lettera agli Ebrei


Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio».
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

Parola di Dio


VANGELO 
(Lc 13,22-30)



Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.


+ Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Parola del Signore

GRADINI DI SANTITA': «Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te».

Anche se la porta è stretta, come dice il Vangelo, tutti possiamo entrare, perché tutti siamo chiamati alla salvezza e a goderne i frutti, «seduti insieme a mensa nel regno di Dio», secondo la bella immagine di Gesù.
Non basta appartenere alla Chiesa per essere salvi, così come non bastava essere un membro del popolo d’Israele per gustare la salvezza. Questa è per coloro che credono e accolgono la promessa di Dio cambiando la propria vita. Così, alla visione grandiosa proposta dal profeta Isaia (I Lettura), in cui una carovana sconfinata, composta da tutti i popoli della terra, entra nella città santa per annunziare la gloria di Dio, corrispondono le parole sconvolgenti di Gesù (Vangelo) che annuncia l’universalità della redenzione, offerta a tutti i popoli che la vogliano accettare.
Essere cristiani non è un rito magico che garantisca la salvezza: essa si attua nell’incontro con Cristo, nella partecipazione al suo mistero pasquale di morte e di risurrezione che celebriamo ogni domenica nell’Eucaristia, centro della nostra fede e fulcro delle nostre scelte. Questo ha i colori di una porta stretta, (Vangelo), di una via non facile, perché diversa da ciò che propone il mondo. È sequela di Cristo, non giocherellare con il divino. È l’abbraccio fra l’iniziativa di Dio e la nostra risposta. Come diceva sant’Agostino: «Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te». 

Elide SivieroLa Domenica

lunedì 15 agosto 2016

VERBO DI DIO: Liturgia della Parola nella Solennità della Beata Vergine Maria

Altare dell'Assunta in Cattedrale (particolare)
Prima Lettura (Ap 11,19; 12,1-6.10)
Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi.
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo


Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l'arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

Parola di Dio

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
(1Cor 15,20-27)

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

Parola di Dio

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-56)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signo

GRADINI DI SANTITA'

E’ un mistero grande quello che oggi celebriamo, è soprattutto un mistero di speranza e di gioia per tutti noi: in Maria vediamo la meta verso cui camminano tutti coloro che sanno legare la propria vita a quella di Gesù, che lo sanno seguire come ha fatto Maria.
Questa festa parla allora del nostro futuro, ci dice che anche noi saremo accanto a Gesù nella gioia di Dio e ci invita ad avere coraggio, a credere che la potenza della Risurrezione di Cristo può operare anche in noi e renderci uomini e donne che ogni giorno cercano di vivere da risorti, portando nell’oscurità del male che c’è nel mondo, la luce del bene.


Papa Benedetto XVI:
(Angelus, 15 agosto 2011)

domenica 14 agosto 2016

VERBO DI DIO: Liturgia della Parola della XX Domenica del Tempo Ordinario

PRIMA LETTURA (Ger 38,4-6.8-10)
Mi hai partorito uomo di contesa per tutto il paese (Ger 15,10).

Dal libro del profeta Geremìa

In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremìa, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi».
Essi allora presero Geremìa e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremìa con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremìa affondò nel fango.
Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re: «O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremìa, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città». Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremìa dalla cisterna prima che muoia».

Parola di Dio


SECONDA LETTURA (Eb 12,1-4)
Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.
Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio.
Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.

Parola di Dio


VANGELO (Lc 12,49-53)
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Parola del Signore

GRADINI DI SANTITA'

Anche in questa domenica, la liturgia della Parola ci educa a vivere con autenticità il nostro essere discepoli di Cristo. Lo fa in particolare attraverso il Vangelo, che continua la narrazione del viaggio di Gesù verso Gerusalemme, luogo in cui egli dirà il suo «sì» pieno e definitivo al Padre per la nostra salvezza. Lungo il cammino, è il Maestro stesso a insegnare le condizioni per poter camminare con lui e dietro a lui «verso Gerusalemme », per mettersi alla sua sequela.
Certo, di primo acchito, le parole di Gesù possono lasciarci intimoriti e sconcertati: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra... sono venuto a provocare divisione». In realtà, sono due espressioni che vanno interpretate insieme, per non rischiare di considerarle in contrasto con altre affermazioni evangeliche. Gesù è venuto a “separare con il fuoco” il bene dal male, il puro dall’impuro, il giusto dall’ingiusto. In questo senso egli è venuto “a dividere”, a mettere un fecondo scompiglio nella vita dei suoi discepoli e a spezzare le facili illusioni di un cammino senza esigenze. Quante volte, del resto, ci illudiamo di poter coniugare insieme vita sacramentale e compromessi di ogni genere, pratiche pie e atteggiamenti contro il prossimo!
A tutto questo, oggi come ieri, Gesù dice un «no» deciso, invitando tutti a non rimandare in eterno il momento della conversione, a saper riconoscere il tempo opportuno per rispondere a Dio, a smettere di vivere in maniera ipocrita, a essere disposti a pagare il prezzo di scelte concrete coerenti con il Vangelo. È questa l’esperienza di Geremia (prima lettura). Profeta pacifico, nemico di ogni guerra, egli viene mandato dal Signore ad annunciare la sua Parola. La reazione dei suoi ascoltatori è fatta di scherno e di calunnia; la sua parola viene interpretata come causa di scoraggiamento e, quindi, contraria agli interessi della città santa. Il profeta, insomma, è visto come nemico della pace e del bene del popolo. Eppure Geremia è un profeta innamorato del suo popolo: ed è proprio questa passione a impedirgli di tacere. Ma la risposta che riceve in cambio è l’umiliazione e la violenza, di fronte alle quali però il profeta non arretra.
ALLA SEQUELA DI CRISTO. Impariamo, dunque, da questi racconti un insegnamento essenziale: chiunque, spinto dalla Parola, sceglie di mettersi seriamente alla sequela di Cristo, deve mettere in conto la separazione da tutto ciò che è contrario alla Parola e che appesantisce il nostro “camminare con Gesù” verso Gerusalemme. Ricordando che la Gerusalemme verso cui, con Gesù, siamo incamminati non è un luogo fisico, ma tutto ciò che contribuisce a far diventare questo nostro mondo sempre più simile a come Dio stesso lo sogna, un mondo dove l’amore regna e ogni uomo riconosca nell’altro un fratello con cui vivere in comunione.


Da Famiglia Cristiana – Mons. Nunzio Galantino

60° Anniversario di ordinazione sacerdotale di Don Luigi Tarantino

15 agosto 1956 - Un momento dell'ordinazione
sacerdotale di Don Luigi

La Chiesa diocesana di Nardò-Gallipoli ed, in particolare, la nostra Parrocchia, unitamente alla Parrocchia di San Biagio di San Simone, invita tutti a ringraziare il Signore per il 60° anniversario di Ordinazione Sacerdotale di 
 

Don Luigi M. Tarantino


che, per l'imposizione delle mani di S. Ecc. Mons. Francesco De Filippis, fu ordinato Sacerdote, nella Chiesa di San Biagio, a San Simone, il 15 agosto 1956.

Per la ricorrenza, il 15 agosto, alle ore 20, presso la stessa Chiesa di San Simone, Sua Ecc. Mons. Fernando Filograna, Vescovo diocesano, presiederà una solenne Concelebrazione.
La nostra comunità parrocchiale ricorderà e celebrerà l'evento all'inizio del prossimo anno pastorale.
Grati per il dono del sacerdozio di don Luigi e per il suo lungo e proficuo ministero pastorale nella Parrocchia di Sant'Agata, ci rivolgiamo a Cristo Gesù, Sacerdote Eterno, con la preghiera che egli stesso ha voluto rivolgere in questa circostanza:

Signore Gesù, concedimi
in questo mio 60° Sacerdotale
di poter confermare con lo stesso ardore
del Santo Curato d'Ars le parole
con cui egli stesso soleva rivolgersi a Te:

"Ti amo, o Dio infinitamente amabile
e preferisco morire amandoti
piuttosto che vivere un solo istante
senza amarti.
Ti amo, Signore,
e l'unica grazia che ti chiedo
è di amarti eternamente.
Mio Dio, se la mia lingua
non può dirti ad ogni istante che ti amo,
voglio che il mio cuore
te lo ripeta tante volte quante volte respiro.
Ti amo, o mio Divino Salvatore,
perché sei stato crocifisso per me,
e mi tieni quaggiù crocifisso con Te.
Mio Dio, fammi la grazia
di morire amandoti e sapendo che ti amo".

Amen

giovedì 11 agosto 2016

Estate solidale 2016

Nel cuore dell’estate giunge la proposta di due serate di riflessione a cura del cantautore don Piero Nestola, della sua band e delle coriste Agorà.
Primo appuntamento venerdì 12 agosto 2016 alle ore 20.30 presso la Parrocchia San Gerardo Maiella in Gallipoli con “Jobel. Canto di Misericordia” una riflessione artistico-musicale sui temi della misericordia in questo anno dedicato al Giubileo straordinario sulla misericordia.
Sostare tra i frastuoni e la velocità delle giornate estive, per ritrovare tempo, per mettersi in ascolto, per percorrere un tratto di strada e ritrovare se stessi, l’incontro con gli altri, la misericordia che dona vita vera.
Seconda appuntamento nell’ambito del calendario delle iniziative solidali per l’Estate 2016, promosso da Bethel Cooperativa Sociale onlus e da altre associazioni della rete solidale di Nardò con il patrocinio del Comune di Nardò, previsto presso l’Oasi Tabor mercoledì 17 agosto 2016 alle ore 20.30.
Suoni per terre lontane” – è il nome dell’evento di don Piero Nestola e la sua band per riflettere insieme sul tema della missionarietà quanto mai attuale in un contesto di multietnie e diverse culture. La capacità di accogliere l’altro, di dare vero senso all’integrazione, di fare tesoro di quanto gli altri possono portare nella nostra esperienza. Nell’ambito della serata sarà presentato anche il Progetto “Pianta la Speranza” dell’Ufficio Missionario della Diocesi di Nardò- Gallipoli che prevede la realizzazione della recinzione a mezzo alberi di un terreno destinato alla realizzazione di una scuola a Pajule in Uganda.
Due eventi da vivere, ascoltare … trovare il tempo per esserci!

domenica 7 agosto 2016

VERBO DI DIO: Liturgia della Parola della XIX Domenica del Tempo Ordinario

PRIMA LETTURA
(Sap 18,6-9)

Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te.
Dal libro della Sapienza

La notte [della liberazione] fu preannunciata ai nostri padri,
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.

Parola di Dio


SECONDA LETTURA 
(Eb 11,1-2.8-19) 

Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso. 
Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

Parola di Dio.


VANGELO
(Lc 12,32-48)

Anche voi tenetevi pronti.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Parola del Signore.

GRADINI DI SANTITA'

Nell’attesa del Signore dobbiamo evitare la frenesia del fare e la freddezza nell’attendere. Il Signore ci invita alla vigilanza attiva. Mentre abbiamo tempo “facciamo bene” il bene in famiglia, attorno a noi, con serenità e semplicità.
La dimensione dell’attesa è parte costitutiva ed essenziale della vita cristiana. Il mondo attuale però non sa più attendere, lo considera un tempo sprecato e quindi apprezza ciò che riesce ad ottenere subito e senza sforzo. La parola di Dio ci aiuta a recuperarne il senso profondo. Anzitutto non si tratta di un’attesa a vuoto, ma dell’incontro più importante della nostra vita: quella con Cristo, lo Sposo dell’umanità (Vangelo). Per attendere l’Amato nessuna attesa è troppo lunga. Occorre vigilanza perché non vinca la stanchezza e l’indifferenza. 
Si tratta poi dell’attesa della nostra salvezza (I Lettura). Solo l’intervento di Dio, come per il popolo di Israele, ci libererà da ciò che ci opprime e ci tiene schiavi. Camminando verso questo compimento, la fede in Dio sostiene la nostra speranza e ci fa intravvedere le realtà invisibili (II lettura). Per chi nella Chiesa ha un ministero particolare, la vigilanza assume la forma della sollecitudine verso i fratelli (terza parabola del Vangelo). Attendere e operare non sono in contrasto, anzi servendo con amore i fratelli anticipiamo e prepariamo l’incontro definitivo con Cristo. 

Agatino GugliarasspLA DOMENICA