domenica 7 agosto 2016

GRADINI DI SANTITA'

Nell’attesa del Signore dobbiamo evitare la frenesia del fare e la freddezza nell’attendere. Il Signore ci invita alla vigilanza attiva. Mentre abbiamo tempo “facciamo bene” il bene in famiglia, attorno a noi, con serenità e semplicità.
La dimensione dell’attesa è parte costitutiva ed essenziale della vita cristiana. Il mondo attuale però non sa più attendere, lo considera un tempo sprecato e quindi apprezza ciò che riesce ad ottenere subito e senza sforzo. La parola di Dio ci aiuta a recuperarne il senso profondo. Anzitutto non si tratta di un’attesa a vuoto, ma dell’incontro più importante della nostra vita: quella con Cristo, lo Sposo dell’umanità (Vangelo). Per attendere l’Amato nessuna attesa è troppo lunga. Occorre vigilanza perché non vinca la stanchezza e l’indifferenza. 
Si tratta poi dell’attesa della nostra salvezza (I Lettura). Solo l’intervento di Dio, come per il popolo di Israele, ci libererà da ciò che ci opprime e ci tiene schiavi. Camminando verso questo compimento, la fede in Dio sostiene la nostra speranza e ci fa intravvedere le realtà invisibili (II lettura). Per chi nella Chiesa ha un ministero particolare, la vigilanza assume la forma della sollecitudine verso i fratelli (terza parabola del Vangelo). Attendere e operare non sono in contrasto, anzi servendo con amore i fratelli anticipiamo e prepariamo l’incontro definitivo con Cristo. 

Agatino GugliarasspLA DOMENICA

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