Ogni
domenica la Chiesa celebra la Pasqua del Signore. Dalla potenza della
risurrezione tutto viene trasformato e rinnovato, orientato alla
pienezza della Pasqua eterna.
La nostra morte è illuminata dalla
morte e risurrezione di Cristo che supera i limiti e i
condizionamenti dei legami terreni.
Dio,
primo e principale educatore del suo popolo, non ha rivelato
immediatamente il mistero della salvezza dell’uomo, ma lo ha
progressivamente mostrato attraverso una vera e propria azione
pedagogica che inizia nell’Antico Testamento e si compie pienamente
nel Nuovo, in Gesù Cristo. Domanda centrale di tutto questo percorso
è certamente quella che ruota intorno al destino finale dell’uomo.
A questo interrogativo cerca di rispondere la liturgia di questa
domenica. Gesù stesso, nel Vangelo di oggi, mostra come questo
destino abbia per oggetto una vita eterna che, oltre la morte, gli
uomini vivranno in modo profondamente diverso rispetto a quella
vissuta sulla terra.
A questa vita eterna si richiama anche la speranza di cui sono intrise le parole della madre dei Maccabei (I Lettura), che diviene ancor oggi, per tutti, un richiamo di fiducia incrollabile nella fedeltà del Signore. Ed è ancora questo destino di vita eterna ed immortale che troviamo espresso nelle parole dell’apostolo Paolo che invita i cristiani di Tessalonica a pregare incessantemente perché «la parola del Signore corra e sia glorificata» (II Lettura).
Guido Colombo, ssp – LA DOMENICA
A questa vita eterna si richiama anche la speranza di cui sono intrise le parole della madre dei Maccabei (I Lettura), che diviene ancor oggi, per tutti, un richiamo di fiducia incrollabile nella fedeltà del Signore. Ed è ancora questo destino di vita eterna ed immortale che troviamo espresso nelle parole dell’apostolo Paolo che invita i cristiani di Tessalonica a pregare incessantemente perché «la parola del Signore corra e sia glorificata» (II Lettura).
Guido Colombo, ssp – LA DOMENICA
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