sabato 27 febbraio 2016

GRADINI DI SANTITA'

Nel rito romano la liturgia quaresimale privilegia,ogni anno del ciclo triennale,una tematica.,
L'anno C è incentrato sul tema della conversione-penitenza che è l'argomento centrale in questa terza domenica di Quaresima in cui l'Evangelista Luca (cap. 13.1-9) prende spunto da due fatti di cronaca accaduti al tempo di Gesù.
Conversione è dunque la parola d'ordine dei testi odierni il cui vero significato è questo:
"cambiare mentalità,modi di pensare,di scegliere,di giudizi e di decisioni"
La Quaresima è il tempo più propizio che la Chiesa ci offre per revisionare la nostra vita, interrogarci sulla Parola di Dio, riprendere e intensificare i nostri rapporti con il Signore.
Magari ci accorgiamo di non aver prodotto frutti buoni,di aver perso molto tempo, ma il Vangelo di oggi ci rincuora perché dalla nostra parte c'è un Dio-Agricoltore che ci aiuta a dissodare il nostro cuore.
Per la meditazione di questa terza domenica di quaresima ,ci facciamo guidare da un teologo, biblista e monaco trappista belga della comunità monastica di Mont-des-Cats: Andrè Louf.
Nel 2004 il Papa Giovanni Paolo II lo invitò a comporre la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo.
E' morto nel monastero dove ha vissuto il 12 luglio 2010.
Da un suo libro dal titolo: "Sotto la guida dello Spirito", abbiamo raccolto questo brevissimo brano:

Tutto è provvisorio nella vita dell'uomo, tutto e legato al tempo: in questo senso i peccatori come i giusti vivono nel tempo, un tempo che è dono di Dio per loro, un tempo di grazia e quindi un tempo aperto alla conversione. Né il peccatore incallito né il giusto incallito resteranno tali per sempre, tutti sono chiamati a diventare 'peccatori in conversione'.
Dio viene a toccarci in infiniti modi per renderci docili a questo stato di conversione; da parte nostra possiamo solo prepararci a essere toccati da Dio.
Estranei alla conversione siamo estranei all'amore. In questo caso rimarrebbero all'uomo solo due alternative: o l'auto soddisfazione e la giustizia propria, oppure una profonda insoddisfazione e la disperazione. Al di fuori della conversione non possiamo stare alla presenza del vero Dio: non saremmo davanti a Dio, bensì davanti a uno dei nostri numerosi idoli. D'altro lato, senza Dio, non possiamo dimorare nella conversione, perché questa non è mai frutto di buoni propositi o di qualche sforzo sostenuto: è il primo passo dell'amore, dell'amore di Dio molto più che del nostro.
Convertirsi significa cedere all'azione insistente di Dio, abbandonarsi al primo segnale d'amore che percepiamo come proveniente da lui. Abbandono, dunque, nell'accezione forte di 'capitolazione': se capitoliamo davanti a Dio, ci offriamo a lui. Allora tutte le nostre resistenze fondono davanti al fuoco divorante della sua Parola e davanti al suo sguardo; non ci resta altro che la preghiera del profeta Geremia: « Sconvolgici [lett: rovesciaci], Signore, e noi saremo convertiti [lett.: rovesciati]»


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