Nel
rito romano la liturgia quaresimale privilegia,ogni anno del ciclo
triennale,una tematica.,
L'anno
C è incentrato sul tema della conversione-penitenza che è
l'argomento centrale in questa terza domenica di Quaresima in cui
l'Evangelista Luca (cap. 13.1-9) prende spunto da due fatti di
cronaca accaduti al tempo di Gesù.
Conversione
è dunque la parola d'ordine dei testi odierni il cui vero
significato è questo:
"cambiare
mentalità,modi di pensare,di scegliere,di giudizi e di decisioni"
La
Quaresima è il tempo più propizio che la Chiesa ci offre per
revisionare la nostra vita, interrogarci sulla Parola di Dio,
riprendere e intensificare i nostri rapporti con il Signore.
Magari
ci accorgiamo di non aver prodotto frutti buoni,di aver perso molto
tempo, ma il Vangelo di oggi ci rincuora perché dalla nostra parte
c'è un Dio-Agricoltore che ci aiuta a dissodare il nostro cuore.
Per
la meditazione di questa terza domenica di quaresima ,ci facciamo
guidare da un teologo, biblista e monaco trappista belga della
comunità monastica di Mont-des-Cats: Andrè Louf.
Nel
2004 il Papa Giovanni Paolo II lo invitò a comporre la Via Crucis
del Venerdì Santo al Colosseo.
E'
morto nel monastero dove ha vissuto il 12 luglio 2010.
Da
un suo libro dal titolo: "Sotto la guida dello Spirito", abbiamo
raccolto questo brevissimo brano:
“Tutto
è provvisorio nella vita dell'uomo, tutto e legato al tempo: in
questo senso i peccatori come i giusti vivono nel tempo, un tempo che
è dono di Dio per loro, un tempo di grazia e quindi un tempo aperto
alla conversione. Né il peccatore incallito né il giusto incallito
resteranno tali per sempre, tutti sono chiamati a diventare
'peccatori in conversione'.
Dio
viene a toccarci in infiniti modi per renderci docili a questo stato
di conversione; da parte nostra possiamo solo prepararci a essere
toccati da Dio.
Estranei
alla conversione siamo estranei all'amore. In questo caso
rimarrebbero all'uomo solo due alternative: o l'auto soddisfazione e
la giustizia propria, oppure una profonda insoddisfazione e la
disperazione. Al di fuori della conversione non possiamo stare alla
presenza del vero Dio: non saremmo davanti a Dio, bensì davanti a
uno dei nostri numerosi idoli. D'altro lato, senza Dio, non possiamo
dimorare nella conversione, perché questa non è mai frutto di buoni
propositi o di qualche sforzo sostenuto: è il primo passo
dell'amore, dell'amore di Dio molto più che del nostro.
Convertirsi
significa cedere all'azione insistente di Dio, abbandonarsi al primo
segnale d'amore che percepiamo come proveniente da lui. Abbandono,
dunque, nell'accezione forte di 'capitolazione': se capitoliamo
davanti a Dio, ci offriamo a lui. Allora tutte le nostre resistenze
fondono davanti al fuoco divorante della sua Parola e davanti al suo
sguardo; non ci resta altro che la preghiera del profeta Geremia: «
Sconvolgici [lett: rovesciaci], Signore, e noi saremo convertiti
[lett.: rovesciati]»
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