La Liturgia della
Parola in questo giorno del Signore è all’insegna delle chiamate:
da Isaia a Paolo, da Pietro agli Apostoli. La chiamata di Dio non è
esclusiva di alcuni (preti, religiosi o religiose) ma è rivolta a
tutti i battezzati perché la radice di ogni autentica attività
ecclesiale è quella di “pescare uomini” nel grande mare del
mondo.
Dobbiamo essere
grati al Signore perché nella Sua generosità ci fa diventare le sua
mani con cui continuare ad operare nel mondo di oggi.
In questa domenica
proponiamo la testimonianza di una persona speciale, innamorata di
Dio, che ha fatto della propria vita un servizio agli altri, dedito
alla carità attiva che non si arresta di fronte alle sofferenze, che
non predica che bisogna fare il bene ma lo fa in ogni momento della
sua azione quotidiana,: Ernesto Olivero.
Tra le sua tante
pubblicazioni, abbiamo scelto un brano pubblicato nel 1993: “Amare
con il cuore di Dio”.
L'incontro con Dio
mi fa intravedere continuamente nuovi spazi d'amore e non mi fa
minimamente pensare d'aver fatto abbastanza, perché l'amore mi
spinge e mi fa entrare nell’eco-logia di Dio dove la sofferenza del
mondo diventa la mia bisaccia da pellegrino. In questa bisaccia c'è
un desiderio continuo: «Signore, se vuoi manda me. Eccomi, sono
pronto a liberare il fratello, a sfamarlo, a soccorrerlo. Se vuoi,
manda me».
In un mondo così
poco umano, dove la gente piange per guerre, per fame, l'incontro con
Dio ti trasforma, ti fa avere stampate sul volto le sfumature di Dio,
ti fa avere sul volto l'amore incontrato, insieme a un po' dì
tristezza per non vedere questo amore realizzato, io il Signore l'ho
incontrato, ma ho incontrato anche le nostre miserie e, davanti alle
più grandi ingiustizie - e molte le ho viste in diretta -, non ho
mai potuto e voluto dire: «Dio, non sei Padre«. Ho solo dovuto dire
giustamente: «Uomo, uomo, non sei fratello». E ho ripromesso al mio
cuore il desiderio di diventare io più fraterno, io più uomo di
Dio, io più santo, per far dilagare di più l'amore concreto che ci
porta a soccorrere gli affamati, i violentati, quelli che non
conoscono nemmeno più i loro diritti, quelli che non si domandano
più da dove vengono e dove sono diretti.
Bisogna vivere la
quotidianità dell'incontro con Lui, cambiando noi stessi. Ho visto
realizzarsi molti sogni insperati, ma l'avvenimento più
straordinario che mi colpisce ancora è iniziato quando ragazzi,
giovani, persone di tutte le età mi hanno scelto come padre, come
consigliere, come capo cordata. Questo proprio non me lo aspettavo, e
ogni volta che un'anima, un cuore, si affida al mio consiglio, dentro
di me cado in ginocchio e mi ripeto: «Chi sono io, chi sono io per
essere degno di guidare persone più buone di me? No, io non ne sono
degno, ma, Signore, sulla tua parola "diventerò rete"
anch'io per la tua pesca miracolosa» (E. OLIVERO, Amare con il cuore
di Dio, Torino 1993, 7-9).
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