AI-Ghazali,
mistico sufi dell'XI secolo, in un celebre testo rivelatore della
sensibilità islamica ci offre un significativo squarcio sulla
misericordia di Dio: «II Dio eccelso», scrive l'autore, «ha 100
misericordie; di esse ne ha serbato 99 presso di sé e una sola ha
reso manifesta al mondo terreno. In virtù di essa le creature si
dimostrano reciproca compassione, la madre s'intenerisce per il
figlio, l'animale è affettuoso col suo nato. E quando verrà il
giorno della risurrezione egli unirà questa misericordia alle altre
99 e le distenderà su tutte le creature e ognuna sarà ampia
quanto lo sono cielo e terra».
La
misericordia rende ampio, spazioso il cuore dell'uomo, in modo che in
esso possano trovare dimora sia Dio che gli altri. Di tale "ampiezza"
l'uomo fa esperienza ogni volta che riceve il perdono di Dio e - dopo
aver riconosciuto e consegnato il peccato nelle mani del
Misericordioso - si sente rinascere a vita nuova.
Il
salmo 51 fotografa in modo mirabile tale esperienza, intrecciando la
percezione del peccato all'accoglienza di una misericordia che
restituisce pace, serenità e armonia a un animo inquieto e provato
dalla miseria, che fatica a cancellare dalle sue mani le tracce di
sangue che la colpa ha lasciato.
Il
cardinale Ravasi, commentando questo salmo, lo definisce «il
silenzioso compagno di lacrime di tanti peccatori pentiti», «la
segreta biografia di anime sensibili», «lo specchio di una
coscienza vivissima e lacerata», «l'atto di accusa di ogni forma di
fariseismo ipocrita». Lasciamoci anche noi interpellare dai suoi
versetti che rivelano il volto del peccato da un lato e quello della
misericordia dall'altro, i frutti nefasti prodotti dall'orgoglio
dell'uomo e le porte che si aprono con un semplice atto di
contrizione e di umiltà.
La
via migliore per lottare contro la radice del peccato è quella di
permettere alla misericordia di Dio di abitare il cuore dell'uomo
attraverso le sue tre azioni: l'avere pietà, il cancellare e il
lavare. Sostiamo su questi tre verbi che esprimono la preghiera
dell'orante nel momento stesso in cui prende consapevolezza del
proprio peccato.
La
prima azione, espressa dal verbo hanan/ avere pietà (51,3: «pietà
di me, o Dio, nel tuo amore»), richiama, alla lettera, il curvarsi
di Dio sull'uomo, la sua disposizione a chinarsi, il suo scendere per
avvolgere e custodire l'uomo afflitto dalla miseria morale e fisica.
Tale gesto porta sempre in dono l'amore del Misericordioso, la sua
fedeltà che funge da sicuro appoggio e da speranza certa.
La
seconda azione, espressa dal verbo maiah/cancellare (51,4: «cancella
la mia iniquità»), esprime l'intervento di chi straccia il
documento di condanna, dimentica l'errore e permette di ricominciare,
non tenendo conto degli atti di ribellione dell'uomo. In ambito
giuridico si potrebbe parlare di un annullamento dei capi di
imputazione e di un condono del debito. Il verbo viene usato anche
per indicare il dissolversi delle nubi nel cielo.
C'è
infine l'azione del lavare via (51,4: «lavami tutto dalla mia
colpa»; in ebraico, kabas), tipico gesto
associato al lavoro dei lavandai e dei tintori, dietro il quale si
apre anche tutto il mondo della purificazione rituale e che sembra
esprimere il ritorno dell'uomo alla santità della prima origine,
allo splendore dell'immagine e somiglianza divina. Al peccato, che è
allontanamento, ribellione, malvagità, si oppone l'azione della
misericordia di Dio che si china sull'uomo, annulla il suo debito,
lava via in profondità le sue distorsioni. Sono azioni che nascono
dalla gratuità di Colui che ama da sempre le sue creature. Sempre
AI-Ghazali, rappresentante della mistica islamica, racconta: «Un
giorno un beduino chiese a un grande maestro: "O inviato di Dio,
chi presiederà il giudizio delle creature?". Quegli rispose:
"Dio, benedetto ed esaltato". Il beduino riprese: "Egli
in persona?". "Sì", rispose il profeta, "ma
dimmi: perché stai sorridendo?". Il beduino rispose: "II
Generoso, quando giudica, perdona e quando regola il conto, è
indulgente". Il profeta commentò: "Hai detto il vero.
Nessuno è più misericordioso di Dio, egli è il generoso dei
generosi"».
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