Oggi
la liturgia della Parola ci insegna come pregare davanti a Dio. La
parabola del fariseo e del pubblicano ci indica il modo giusto per
pregare con umiltà, perseveranza e fede. L’atmosfera della
Giornata Missionaria odierna ci apre ad una preghiera universale,
cattolica.
Nell'odierna
liturgia della Parola continua la riflessione sulla preghiera. Quale
atteggiamento dobbiamo assumere nella preghiera? Ce lo dice la
parabola lucana del fariseo e del pubblicano che si recano al tempio
per pregare. Due modi di pregare fondamentali e antitetici: il culto
solo esteriore che non cambia la vita e la preghiera umile del
peccatore che si pente. Il libro del Siracide (I
Lettura)
ci dice che il vero culto consiste nel cambiamento del cuore e
nell’apertura agli altri. Dio non accetta i gesti esteriori e
ipocriti di culto che celano l’ingiustizia, mentre risponde alla
sete di giustizia del povero.
La preghiera-testamento di Paolo (II
Lettura)
attesta che la sua fedeltà a Cristo e alla sua missione non è mai
venuta meno. La fiducia dell’Apostolo non è nelle opere da lui
compiute, ma nell’efficacia della grazia di Cristo che gli è
vicino. Il Vangelo presenta
la preghiera del fariseo e del pubblicano: il primo crede di non aver
bisogno di nulla perché si crede giusto, mentre il secondo confessa
i suoi peccati e si affida alla divina misericordia. Ricchi delle
ricchezze di Cristo, eliminiamo dalla nostra vita orgoglio e
ipocrisia.
La preghiera-testamento di Paolo (II Lettura) attesta che la sua fedeltà a Cristo e alla sua missione non è mai venuta meno. La fiducia dell’Apostolo non è nelle opere da lui compiute, ma nell’efficacia della grazia di Cristo che gli è vicino. Il Vangelo presenta la preghiera del fariseo e del pubblicano: il primo crede di non aver bisogno di nulla perché si crede giusto, mentre il secondo confessa i suoi peccati e si affida alla divina misericordia. Ricchi delle ricchezze di Cristo, eliminiamo dalla nostra vita orgoglio e ipocrisia.
Domenico
Brandolino, ssp
– LA DOMENICA
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